La vera storia della Villa di Arcore è la storia svela i segreti e i cadaveri negli armadi del proprietario
La Villa di Arcore |
Foto pubblicata dall'Espresso Chi è Berlusconi? Come si è fatto? |
Il marchese con la Fallarino |
15 luglio 2009 – Tratto da un articolo di Davide Villa e dal sito di ZooPolitico
Il marchese Casati Stampa di Soncino, la Fallarini, il Massarenti |
Massimo Minorenti ha 25 anni quando viene ammazzato a colpi di Browning 20 (un fucile da caccia), in un elegante appartamento in via Puccini, ai Parioli, dal marchese Camillo Casati Stampa di Soncino. Il
marchese aveva proprietà immense, il cui valore venne stimato dai
giornali intorno ai tre-quattrocento miliardi del tempo. E aveva una
sola erede, la marchesina Annamaria, nata dal primo matrimonio. La
sorella della signora Fallarino cerca di conquistare quel ben di Dio per
il proprio ramo, sperando di riuscire a dimostrare che la marchesa
avesse esalato l'ultimo respiro dopo il marito omicida. Benché
patrocinata in questo nobile tentativo da un giovane e valente avvocato
calabrese, di nome Cesare Previti, ella non riuscì nel proprio intento.
Nella complicità si sono appropriati di ogni bene del conte benefici e malefici |
Poco male.
Stabilito
attraverso la medicina legale, nonostante fosse evidente, che a morire
per ultimo fu proprio il Marchese, l’immensa eredità della famiglia
Casati Stampa passò alla figlia di primo letto del Marchese, Anna Maria
Casati Stampa, allora diciottenne, figlia di Letizia Izzo.
Il
giovane avvocato, dopo avere patrocinato le ragioni della parte rimasta
a bocca asciutta, si offri in soccorso alla parte vincente, ossia alla
marchesina, appena 19enne.
La
ragazza, che per la legge italiana di allora era ancora minorenne,
viene affidata ad un tutore nella persona dell’avvocato Giorgio
Bergamasco, senatore e membro della direzione nazionale del Partito
Liberale Italiano. Pro-tutore fu nominato Cesare Previti, 35 anni, avvocato, militante dell’M.S.I.
Compari di merende |
Giorgio Bergamasco si
era distinto infatti per avere presentato più disegni di legge in
materia finanziaria, tra cui uno sulle successioni e uno di amnistia per
i reati finanziari.
Fu
lui a stendere la denuncia di successione. E lo fece coerentemente con
lo spirito delle sue fatiche legislative: 231 pagine per descrivere
immobili e terreni, titoli e gioielli, per un controvalore inferiore ai
due miliardi.
Lo stesso ministro delle finanze lo giudica risibile.
E
aveva ragione se si pensa che alcuni piccoli lotti di terra nel comune
di Cusago, nemmeno dettagliati in quella denuncia, sarebbero poi stati
venduti a sei miliardi, ossia per un valore triplo dell'intero
patrimonio.
Tuttavia per rispetto dei morti e di una vicenda cosi dolorosa, non successe nulla.
Due
anni più tardi Giorgio Bergamasco fu nominato ministro dei Rapporti con
il Parlamento nel primo governo Andreotti, e Cesare Previti divenne ad
un tempo tutore e avvocato della giovane orfana che, ormai ventenne, si
era sposata nel frattempo con il Conte Pierdonato Donà dalle Rose, e si era trasferita a Brasilia.
Più tardi la ragazza si sarebbe svincolata anche dalla tutela giuridica, pur mantenendo Previti come suo avvocato.
Il bene forse di maggior valore dell’eredità del Marchese Casati Stampa, era Villa San Martino. Una residenza in Brianza di 3500 mq, con una pinacoteca che ospitava opere del Quattrocento eCinquecento e una biblioteca con circa 10.000 volumi antichi.
Un parco immenso e maestoso, scuderie e piscine completavano il quadro
di una tenuta storica che aveva ospitato più volte, tra gli altri, anche
Benedetto Croce. Inestimabili i valori contenuti nella Villa, di per sè
di valore inestimabile.
Cesare Previti nel rimorso eterno |
Nel 1973, pressata da esigenze economiche, Anna Maria cede alle insistenze dell’avvocato Cesare Previti,
e decide di mettere in vendita la villa, dando la specifica
disposizione di non vendere, assieme alla tenuta, anche le opere d’arte e
i volumi della biblioteca. Il rampante Silvio Berlusconi, allora niente più che un giovane imprenditore milanese, si fece avanti, offrendo l’irrisoria cifra di 500 milioni di Lire (nel
1973). Venne cosi stipulata una convenzione di compravendita che fu
stesa però in due successive versioni. Nella prima versione comprava la
Edilnord, nella seconda versione, invece, chissà perché, comprava la Società GeneraIe Attrezzature,
che era guidata da Walter Donati, altro prestanome di prestigio di
Silvio Berlusconi, e che come la Edilnord era collegata indovina
indovinello con una finanziaria svizzera, la Cofinvest di Lugano.
Il pagamento viene effettuato in forma di titoli azionari di una società neppure quotata in borsa: appunto la Edilnord s.a.s. La
transazione andò a buon fine, anche grazie alle pressioni di Previti.
Berlusconi ottenne una residenza il cui valore era stato stimato, in
sede notarile durante le procedure per l’eredità, in un miliardo e settecento milioni di Lire (nel 1970). Tra l’altro i titoli azionari sarebbero stati monetizzati dalla Contessa solo qualche anno più tardi, al 50% del loro valore, dallo stesso Berlusconi, che quindi sborsò, per la fantastica residenza di Villa San Martino,250 milioni di lire.
Contestualmente furono cedute, nella stessa transazione, e quindi alla
medesima cifra, tutte le opere d’arte e i libri della Villa,
contrariamente a quanto esplicitamente richiesto da Anna Maria.
Nel ruolo di bibliotecario Berlusconi assume Marcello dell’Utri, e come scudiere Vittorio Mangano, criminale italiano pluriomicida legato a Cosa Nostra.
Previti, dell'Utri, Sgarbi |
La residenza di Arcore viene giudicata, agli inizi degli anni ’80, garanzia sufficiente alle banche per elargire un prestito di 7.300.000.000 di Lire. Denaro con il quale Berlusconi avrebbe ultimato la costruzione di Milano 2 e Milano 3 e avrebbe intrapreso la sua scalata imprenditoriale anche al gruppo Mondadori. Senza dimenticare che i primi anni ’80 sono quelli durante i quali Canale 5 inizia
a trasmette a livello nazionale (contravvenendo a quanto prescritto
dalle leggi dell’epoca, secondo le quali le televisioni private non
potevano trasmettere a livello nazionale), mentre Italia 1 e Rete 4vengono rilevate e inserite nel gruppo Fininvest, che si allarga a macchia d’olio, fondando televisioni private in Francia, Germania, Spagna. Ma questa è un’altra storia.
Don Gabriele Thomas |
Falcone e Borsellino vivono nei giorni nostri nel loro spirito, più vivi che mai. |