<<...Berlusconi mise sotto accusa Dell'Utri, specificando
che nei sondaggi Forza Italia stava scendendo proprio per questo
problema dei suoi rapporti con la mafia. Ricordo che la reazione di
Dell'Utri mi sorprese alquanto in quanto mi disse testualmente: Silvio non capisce che deve ringraziarmi, perché se dovessi aprire bocca io...
>> - Ezio Cartotto ex dipendente Publitalia, intervista sul Corriere della sera, 12 aprile 1996.
da "L'Odore dei soldi" di ElioVeltri e Marco Travaglio - Origini e
misteri delle fortune di Silvio Berlusconi. Editori Riuniti. - letto
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Mentre a Palermo Borsellino rilascia
quell'intervista,
dopo tre mesi dall'inizio di Mani Pulite e un mese e mezzo
dalle elezioni politiche del 6 aprile'92 che hanno portato il Caf al
minimo storico, a Milano, in gran segreto, già fervono i
preparativi per dar vita a una nuova forza politica che sostituisca i
vecchi e ormai moribondi referenti della Fininvest. Se ne incarica
Marcello Dell'Utri, ovviamente d'intesa con il suo padrone Silvio
Berlusconi.
Possibile che già nel maggio '92, oltre un anno e mezzo prima della
"discesa in campo" del Cavaliere, il partito di Arcore già pensasse alla
futura Forza Italia? Possibilissimo. Anzi, praticamente certo. Non lo
dice un mafioso pentito, e nemmeno un pm in vena di teoremi. Lo afferma
l'uomo che fu chiamato, proprio nel maggio '92, a catechizzare i manager
di Publitalia sui primi rudimenti della politica. Ufficialmente
lavorava per la Publitalia, all'ottavo piano di Palazzo Cellini a Milano
2, come procacciatore di contratti pubblicitari. In realtà seguiva il
progetto politico del partito Fininvest, che sarebbe sfociato alla fine
del '93 in Forza Italia. Quest'uomo si chiama Ezio Cartotto e ha una
storia interessante, quasi tutta nella sinistra democristiana Milanese,
Cartotto era il ghost writer di Giovanni Marcora e Piero Bassetti, ma
era anche molto vicino alla Fininvest. Conosce Berlusconi dal 1971 e a
metà degli anni '80 tiene lezioni di "formazione" ai manager di
Publitalia. Dal '92 al '94 partecipa, insieme a Berlusconi, Dell'Utri,
Letta, Confalonieri, Previti, Dotti e pochissimi altri top manager del
Biscione (con l'aggiunta, ogni tanto, di Bettino Craxi), alla creazione
di Forza Italia. Ed è l'unico che racconterà quelle riunioni senza
reticenze, ai magistrati di varie Procure della Repubblica che lo
interrogheranno. Inutile dire che la sua testimonianza, anche perché
unica, è ritenuta importantissima dai magistrati che indagano sui
mandanti occulti delle stragi del '92 e del '93. Le coincidenze di dati e
circostanze sul fronte "milanese" con quanto raccontano i collaboratori
di giustizia sul "fronte palermitano" è impressionante. Ecco dunque il
testo integrale delle due deposizioni di Cartotto dinanzi ai pm di
Palermo Domenico Gozzo e di Caltanissetta Anna Palma e Luca Tescaroli.
Ogni commento è superfluo. Il verbale, in stretto burocratese, si apre
con queste parole:
"Il giorno 20 giugno 1997, alle ore 10,15, negli Uffici della
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo innanzi al
Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. domenico Gozzo [...] è
comparso: Cartotto Ezio Carlo, nato a Milano il 05/07/1943, residente in
Cesano Maderno [...]. Avvertito dell'obbligo di riferire ciò che sa
intorno ai fatti sui quali viene sentito dichiara...". Ed ecco il
racconto di Cartotto; (i corsivi sono nostri). "Nel maggio-giugno 1992
sono stato contattato da Marcello Dell'Utri perché lo stesso voleva
coinvolgermi in un progetto da lui caldeggiato. In particolare Dell'Utri
sosteneva la necessità che, di fronte al crollo degli ordinari
referenti politici del gruppo Fininvest, il gruppo stesso "entrasse in
politica" per evitare che una affermazione delle sinistre potesse
portare prima ad un ostracismo e poi a gravi difficoltà per il gruppo
Berlusconi. "Immediatamente Dell'Utri mi fece presente che questo suo
progetto incontrava molte difficoltà nello stesso gruppo Berlusconi e,
utilizzando una metafora, mi disse che dovevamo operare come sotto il
servizio militare e cioè preparare i piani, chiuderli in un cassetto e
tirarli fuori in caso di necessità, eseguendo in tale ultimo caso
ciascuno la propria parte. Il Dell'Utri mi invitò anche a sostenere
questa sua tesi presso il Berlusconi, con il quale sapeva che io
coltivavo da tempo un rapporto di amicizia. "Successivamente a questo
discorso cominciai a lavorare presso gli uffici della Publitalia,
all'ottavo piano in un ufficio nei pressi di quello di Dell'Utri.
Insieme a me lavoravano: la segretaria messami a disposizione da
Dell'Utri, signora Piera Milanesi; una serie di collaboratori che avevo
portato io stesso: Giuseppe Resinelli, ex sindaco di Lecco; il defunto
Vladimiro Pizzetti, dirigente della Coldiretti; Roberto Ruppen,
giornalista; Giovanni Mucci, giornalista; il dott. Rodolfo Garofalo, di
Brescia, di area socialista. Inoltre Dell'Utri mi mise a disposizione
per qualsiasi necessità il dott. Giorgio Preda, che si occupava dei
master, e il dott. Nicolò Querci, che era allora il suo segretario. "Non
so indicare con certezza il momento in cui Berlusconi è stato informato
della mia presenza alla Fininvest, o, per meglio dire, della ragione
per cui ero in Fininvest. Sono certo comunque che nel settembre '92 lo
stesso fosse informato pienamente. Ciò dico in quanto ad una convention
di quadri della Fininvest, tenuta a Montecarlo, Berlusconi tenne un
discorso che posso definire "d'attacco" dicendo specificamente: "I
nostri amici che ci aiutavano, contano sempre di meno; i nostri nemici
contano sempre di più; dobbiamo prepararci a qualsiasi evenienza per
combatterli". "Successivamente partecipai a un incontro tra Berlusconi e
Dell'Utri, nel corso del quale Berlusconi disse espressamente a
Dell'Utri e a me di non mettere a conoscenza di questo progetto né
Fedele Confalonieri, né Gianni Letta, che probabilmente stavano sondando
diverse possibilità. Da questo e da altri successivi discorsi capii che
il gruppo Berlusconi era profondamente diviso, tra quelli che io chiamo
"falchi", certamente comprendenti il Dell'Utri, e le "colombe",
comprendenti Confalonieri e Letta. "Questi ultimi sostenevano che un
impegno diretto del gruppo in politica avrebbe potuto avere ritorni
disastrosi. Successivamente aderirono alle posizioni del Dell'Utri e
Previti (quando ne venne messo a conoscenza e cioè quando io so nel
maggio 1993) ed Ennio Doris, presidente di Programma Italia, quando
anche lui lo venne a sapere (luglio 1993). "La posizione di
Confalonieri, e quindi l'ostilità verso questo progetto del Dell'Utri,
era invece di molti degli opinionisti del gruppo e in particolare in
Montanelli, Federico Orlando, Maurizio Costanzo [che proprio in quel
periodo, il 14 maggio '93, si salverà per miracolo da un terrificante
attentato mafioso in via Fauro nel cuore dei Parioli a Roma] e Gori di
Canale 5. Alcuni, invece, mantenevano una posizione defilata, come
Galliani e Bernasconi. "Dall'ottobre 1992 in poi, mi occupai quindi
insieme ai miei collaboratori, di contattare associazioni di categoria
ed esponenti del mondo politico dell'area di centro (tra questi ricordo:
la Confartigianato, la Coldiretti, una parte della Cisl ed i sindacati
autonomi) e il risultato del sondaggio fu che tutte queste forze
sentivano fortemente la mancanza di un referente politico nell'area
appunto del centro. "Si arrivò quindi all'aprile del 1993, quando
Berlusconi mi convocò e mi disse che aveva la necessità di prendere una
decisione definitiva su ciò che si doveva fare perché le posizioni di
Dell'Utri e Confalonieri gli sembravano entrambe logiche e giuste, e lui
non era mai stato così a lungo in una situazione di incertezza. "Mi
disse quindi che per prendere una decisione aveva chiamato un suo amico,
che lui stimava molto dal punto di vista politico, e cioè Bettino
Craxi. Alla riunione partecipammo io, Craxi e Berlusconi. Non è un caso
che mancasse il Dell'Utri, perché Berlusconi voleva decidere se aderire o
meno alla sua impostazione."
Craxi cofondatore di Forza Italia.
"Craxi in quell'occasione diede il suo via libera a Berlusconi,
anche se devo precisare che in quel frangente il progetto riguardava
esclusivamente la possibilità che Berlusconi e il suo gruppo
appoggiassero direttamente alcune forze politiche. Ricordo che una
ragione di contrasto tra Berlusconi e Craxi fu la possibile alleanza con
l'allora Msi. Craxi era convinto che un'alleanza con i missini avrebbe
fatto perdere voti di centro a quel nuovo contenitore politico che
andava profilandosi. Inoltre riteneva che si dovesse cercare di
scardinare la Lega Nord e che, se si fosse arrivati a una alleanza con
l'Msi, questo l'avrebbe ricompattata. A fronte di questa posizione il
Berlusconi sosteneva che bisognava chiamare a raccolta tutte le forze
non comuniste. "Alla fine della riunione Berlusconi mi disse: "La
decisione è presa" con ciò facendomi capire che aveva prevalso la linea
Dell'Utri. "Successivamente, come ho già detto, la decisione venne
comunicata a Previti in mia presenza e in presenza anche di Dell'Utri e
Berlusconi. Si decise in quell'occasione di fare (come venne detto) un
"Giro d'Italia" di tutte le aziende clienti del gruppo, per
sensibilizzarle sulle iniziative politiche da assumere. Previti diede il
pieno appoggio all'iniziativa manifestando però dei dubbi su eventuali
ipotesi di leader di questo nuovo movimento. Sin da allora del resto
Berlusconi aveva evitato accuratamente di fare il proprio nome come
leader di questa nuova forza politica. Si pensava infatti ad alcuni ex
Dc come Martinazzoli e Segni o ad un ex Psi come Amato. "I rapporti tra
il gruppo Berlusconi e la Lega Nord erano sicuramente presenti.
Berlusconi ha infatti cercato più volte di instaurare una alleanza su
questo progetto con la Lega Nord, tanto che mi risulta personalmente
abbia portato un aiuto determinante nell'elezione di Formentini a
Sindaco di Milano. Ciò mi risulta anche perché, dopo l'elezione di
Formentini, Berlusconi cercò di farsi ricevere e la segretaria del
Sindaco rinviò l'incontro a qualche mese dopo. Berlusconi si adirò molto
di questo comportamento e disse davanti a me testualmente che non se
l'aspettava, visto l'aiuto dato per l'elezione di Formentini. "Anche
Dell'Utri intratteneva rapporti con uomini della Lega Nord, e in
particolare ricordo di avere notato dei rapporti con Maroni e con
Patelli, forse il più vicino a Dell'Utri. Dell'Utri aveva rapporti anche
con Miglio, così come Berlusconi, anche se entrambi sembravano non
considerarlo granché. Il progetto di Dell'Utri era alla lunga quello di
Craxi e cioè quello di portare dalla propria parte un settore della Lega
Nord e quindi arrivare ad esautorare Bossi. La preoccupazione di una
possibile vittoria delle sinistre era assolutamente prevalente sulla
preoccupazione derivante dalla natura della Lega Nord. In quest'ottica,
anche i pericoli per lo Stato unitario che derivavano dalla posizione
della Lega venivano vissuti sia da Dell'Utri che da Berlusconi come un
problema successivo ed eventuale, da affrontare quando fosse stato
scongiurato il pericolo della vittoria delle sinistre. "Dopo questi
incontri di cui ho parlato, io continuai a svolgere il lavoro che ho già
detto, e nel periodo tra il luglio e l'agosto 1993, posso dire vi fu il
"salto definitivo", tanto che si lavorò a pieno ritmo e lo stesso
Berlusconi prese pochissime vacanze. Nel luglio '93, presso lo studio
del notaio Roveda di Milano, venne costituita l'associazione "Forza
Italia! Associazione per il buon governo". In questo periodo vennero
abbozzati i progetti Politici della nuova forza e vennero coinvolte
persone esterne al gruppo come Urbani, Ciaurro e Calligaris [soltanto
per orientarsi temporalmente nella cronologia della Procura di
Caltanissetta, ricordiamo alcune date: dopo l'attentato a Costanzo del
14 maggio '93 vengono quello di via dei Georgofili a Firenze il 27
maggio '93, quello di via Palestro a Milano il 27 luglio '93 e quelli di
San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano il 28 luglio '93; poi
più nulla].
"Nell'agosto del 1993 quindi si arrivò a una riunione dei
principali dirigenti Fininvest e degli altri esterni aderenti al
progetto, nel corso del quale la decisione venne comunicata a
Confalonieri e a Letta. In quell'occasione erano presenti: Giuliano
Urbani, Gianni Pilo, Dell'Utri, l'avv. Travaglia, Angelo Codignoni,
Doris e Baldini. Nell'ambito di questo incontro, avvenne un forte
scontro tra Confalonieri e Berlusconi. In particolare Confalonieri
sostenne che era negativo sia per il gruppo sia per il paese che
intervenisse direttamente in politica un gruppo che aveva una così forte
presenza e influenza sui mezzi di comunicazione, dato che questo
avrebbe potuto influire pesantemente sulla libera scelta dei cittadini.
Questo, anche in caso di vittoria, dei politici "amici" li avrebbe messi
comunque in una posizione assai scomoda e nell'impossibilità di
favorire in alcun modo il gruppo Berlusconi. "Sull'accelerazione nella
attuazione del progetto ebbero influenza sia il rapido deteriorarsi
della politica della cosiddetta Prima Repubblica, sia il deteriorarsi
anche dell'ordine pubblico, manifestatosi nella lunga serie di stragi
avvenute nel 1992 e 1993. Il pericolo paventato era che questa
situazione di confusione potesse portare al potere forze non
democratiche (come era accaduto a Weimar) e, in particolare, che
preponderante divenisse il ruolo di Rifondazione comunista. "In questo
periodo, proprio a seguito di un sondaggio effettuato da Pilo, poco
prima delle elezioni comunali della fine del 1993, si evidenziava come,
in ogni caso, un movimento politico che avesse raccolto i voti degli ex
democristiani e socialisti, non avrebbe potuto vincere se non alleandosi
con la Lega al Nord Italia e con il Movimento sociale nel Sud. "Data
proprio a questo periodo una ulteriore accelerazione e la scelta di
eseguire il "Progetto Botticelli", di cui io venni prima tenuto
all'oscuro e a seguito del quale venni poi estromesso. Il Progetto
Botticelli prevedeva di trasformare alcuni dirigenti d'azienda in
dirigenti del nascente partito politico. Dietro a questo progetto c'era
sempre il Dell'Utri, come può anche evincersi dal fatto che tutti i
dirigenti del nuovo movimento sono stati arruolati dalle strutture di
Publitalia. "Questo progetto chiaramente confliggeva con quello
originale che, come ho detto, prevedeva il coinvolgimento di forze
sociali esterne alla Fininvest, la creazione di un nuovo soggetto
politico con il semplice sostegno aperto da parte della Fininvest.
Questo progetto implicava chiaramente la costituzione di un soggetto
politico certamente di centro, e prevedeva anche il tentativo di
coinvolgere una parte della sinistra moderata (come per esempio Amato).
"Il Progetto Botticelli, invece, era decisamente sbilanciato a destra, e
prevedeva il coinvolgimento sia della Lega che dei missini. "In
quest'ambito temporale si colloca anche quella che io posso definire una
vera e propria "bomba" politica, e cioè l'appoggio che venne dato
pubblicamente da Berlusconi a Fini per l'elezione del sindaco di Roma.
Questo appoggio mi sembrò tanto più incomprensibile poiché il Berlusconi
mi aveva espresso qualche mese prima il suo apprezzamento per Rutelli,
che riteneva la persona giusta come sindaco di Roma. "Io andai a parlare
al Berlusconi dell'estromissione subita; il Berlusconi in
quell'occasione disse di essere stato messo davanti al fatto compiuto
dal Dell'Utri. Si trattava chiaramente di una finzione in quanto, per
quanto la mia conoscenza relativamente alle dinamiche interne al gruppo
Berlusconi, Dell'Utri non fece mai nulla di importante senza il
preventivo assenso di Silvio Berlusconi. A fronte della mia protesta
Berlusconi mi chiese dunque di tornare a occuparmi del progetto, come
suo consigliere personale, trovando però che al mio posto era stato
collocato Domenico Mennitti, già appartenente al Movimento sociale.
Credo che Mennitti fosse stato, portato dall'on. Servello, da sempre
sponsor a destra della Fininvest. "Tale fatto mi fece ancor più
convincere che il progetto aveva preso una chiara connotazione di
centrodestra. A questo punto mi allontanai dal progetto, pur rimanendo
sempre vicino a Silvio Berlusconi, con il quale continuo a sentirmi. "Al
Progetto Botticelli diedero il proprio contributo, oltre che il
Dell'Utri e il Mennitti, anche Lo Iucco, che poi divenne il primo
segretario amministrativo di Forza Italia, e molte persone che poi
divennero dirigenti regionali del Movimento. Un'altra persona che venne
coinvolta fu Angelo Codignoni, che venne richiamato dalla Francia, in
cui si era occupato de "La Cinq" e che mi risulta fosse in stretti
rapporti con alcuni banchieri arabi (della Arab Bank). Il Codignoni
portò in Italia anche alcuni consulenti del movimento neogollista, che
si occuparono di istruire il Pilo nel settore dei sondaggi politici.
"Subito dopo il Natale del 1993 si tenne dunque una grande riunione ad
Arcore, nell'ambito della quale venne formalizzata la decisione di
Berlusconi di divenire egli stesso il leader del nascente movimento.
Alla riunione di Arcore erano presenti, oltre a me, Letta, Mennitti,
D'Onofrio (che venne ad assicurare l'appoggio di una parte del Ppi),
Urbani, Doris, Dotti, Previti, Dell'Utri e Spingardi. La riunione durò
tutto il giorno, e nel corso della stessa Berlusconi disse che la
decisione da lui presa avrebbe comportato le sue dimissioni da qualsiasi
carica Fininvest".
Dell'Utri era vicino a Ciancimino.
"Come ho già detto in altri interrogatori, ebbi modo di conoscere
Dell'Utri già negli anni '70. Anche allora il Dell'Utri era uomo di
Berlusconi, ma in una posizione sottordinata e di minore responsabilità.
In occasione di qualche congresso democristiano, ebbi modo di
incontrare il Dell'Utri che cercava di coinvolgermi in qualche modo, pur
se ci trovavamo su Posizioni Politiche diverse. In particolare, mentre
io facevo parte della cosiddetta "Base" e mi collocavo quindi nella
sinistra democristiana, il Dell'Utri, per come mi disse lui stesso,
vicino al gruppo Ciancimino in Sicilia, persona di cui a quell'epoca mi
parlò bene. "Alla fine degli anni '70, ricordo che Berlusconi parlandomi
mi disse che era dispiaciuto del fatto che Dell'Utri fosse andato a
lavorare con il Rapisarda. Il Berlusconi affrontò con me questo discorso
anche perché mi propose di prendere il posto di Dell'Utri; posto che
rifiutai e che poi venne preso da Fedele Confalonieri. "Nonostante
questo rammarico so dal Dell'Utri che egli continuò sempre a vedersi con
il Berlusconi [anche mentre lavorava per il suo principale concorrente:
Rapisarda, appunto]. Nel periodo in questione Berlusconi attraversava
un momento difficile dal punto di vista finanziario, occasionato dal
blocco di alcune iniziative edilizie e da alcune difficoltà con i mutui
bancari. Il Dell'Utri, invece, in quel periodo sembrava "andare a gonfie
vele" e nei discorsi che mi fece colsi la volontà di diventare egli
stesso imprenditore e, se così posso dire, "di diventare lui stesso un
Berlusconi". "La situazione poi ebbe una diversa evoluzione, dato che
Berlusconi recuperò liquidità, soprattutto passando da iniziative nel
settore dell'edilizia a iniziative nel settore televisivo. Ciò avvenne
all'incirca nel 1978-79. "Ed è proprio al 1978 che posso fare risalire i
primi contatti del Dell'Utri per cercare di rientrare nel gruppo
Berlusconi. Ricordo anche che successivamente trovai Dell'Utri
nuovamente alle dipendenze del Berlusconi, ma in una funzione
decisamente più alta, dato che era stato nominato a capo della raccolta
pubblicitaria del gruppo televisivo del Berlusconi [Publitalia 80]. "Di
questo ritorno Berlusconi mi parlò quasi con fastidio, dicendomi che
adesso aspettava di vedere che cosa sarebbe riuscito a fare il
Dell'Utri. "Nel periodo in cui Dell'Utri si allontanò dal Berlusconi,
questi cominciò a parlarmi di pericoli di rapimenti per i suoi
familiari. Ricordo che lo misi in contatto con il Dott. Allegra, allora
capo dell'Ufficio Politico della Questura di Milano, che gli suggerì di
incaricare della sua protezione un certo Quartarone, che ancora oggi
lavora per il Berlusconi. Fu proprio il Quartarone che organizzò una
squadra di protezione che prima non era presente. Preciso che io conosco
il Berlusconi dal 1971 e che prima del periodo in questione non mi
aveva mai espresso tale genere di preoccupazioni [...]. "Ricordo che un
giorno, in cui insieme al mio collaboratore Giovanni Mucci ci trovavamo
con Marcello Dell'Utri in Publitalia, venne data la notizia alla
televisione del suicidio del magistrato dott. Signorino [già pubblico
ministero nel maxiprocesso a Cosa nostra, poi sfiorato da sospetti di
collusioni mafiose]. La reazione del Dell'Utri fu inaspettata, dato il
suo carattere sempre freddo e distaccato: senza dire nulla, scagliò
immediatamente e con forza il telecomando contro il muro, spaccandolo.
Ricordo che il rumore attirò l'attenzione della segretaria Ines
Lattuada, che entrò chiedendo cosa fosse successo. Successivamente e in
maniera sbrigativa Dell'Utri ci spiegò che lui conosceva Signorino e che
aveva con lui un vecchio rapporto."
"Mi accuseranno di essere mafioso..."
"Berlusconi temeva che entrando in politica potessero essergli
rivolte accuse di contiguità con l'associazione mafiosa [le sue parole
esatte Cartotto le riporterà in un'intervista al "Corriere della sera",
pubblicata il 12 aprile 1996: "Confalonieri e Letta mi dicono che è una
pazzia entrare in politica e che mi distruggeranno. Che mi faranno di
tutto, andranno a frugare tutte le carte. E diranno che sono un mafioso.
Che cosa devo fare? A volte mi capita perfino di mettermi a piangere
quando sono sotto la doccia ... "]. "Ricordo che lo stesso Dell'Utri
aveva avvisato i suoi familiari che qualora dovessero venire fuori
notizie sui suoi rapporti con associati mafiosi, non vi dovevano in
alcun modo credere. "Del problema in questione si riparlò nel marzo
1994, successivamente all'attacco giornalistico al Dell'Utri. Ricordo
che il Berlusconi mise sotto accusa Dell'Utri, specificando che nei
sondaggi Forza Italia stava scendendo proprio per questo problema dei
suoi rapporti con la mafia. Ricordo che la reazione di Dell'Utri mi
sorprese alquanto in quanto mi disse testualmente: "Silvio non capisce
che deve ringraziarmi, perché se dovessi aprire bocca io... ". "Ricordo,
ancora, che nell'estate 1995 Berlusconi mi disse che lui non conosceva
assolutamente alcune circostanze che aveva appreso sui giornali sulla
storia personale di Dell'Utri e in particolare certe sue conoscenze
palermitane e i suoi rapporti con il Rapisarda negli anni '70. Ricordo
che Berlusconi mi disse testualmente: "Io, Ezio, non ne sapevo niente".
"In relazione agli interessi edili in Sardegna del Gruppo Berlusconi,
ricordo che alla metà degli anni '80 Paolo Berlusconi si lamentò con me
di avere un milione di mq di terreno su cui non aveva avuto la
possibilità di costruire. Ciò mi disse facendomi anche capire che era
chi aveva venduto queste aree che impediva che le stesse divenissero
edificabili. Io, del resto, avendo frequentato a lungo Silvio
Berlusconi, ero a conoscenza dei suoi rapporti con Flavio Carboni, e da
tutto quanto mi è stato detto sono arrivato alla conclusione che in
qualche modo il Carboni si sia interessato (anche presso i suoi amici)
per dare una mano al Berlusconi".
Ed ecco l'ultimo verbale di Cartotto, reso "il giorno 16 luglio
1999, alle ore 16.15, presso gli Uffici della Dia, siti in Roma, innanzi
al Pubblico Ministero, in persona della dott.ssa Annamaria Palma e del
dott. Luca Guido Tescaroli, Sostituti Procuratore presso il Tribunale di
Caltanissetta". E' chiamato a testimoniare "con riferimento a
dichiarazioni in precedenza già rese, e in particolare nel verbale del
20 giugno 1997 all'A.G. di Palermo". Qui il verbale procede a domanda
(D.) e risposta (R.).
D. Vuole riferire le circostanze di tempo e di luogo nelle quali vi
sarebbe stato il contatto con l'on. Marcello Dell'Utri, nel corso dei
mesi di maggio-giugno 1992, durante il quale quest'ultimo aveva
manifestato il proponimento di coinvolgerla in un progetto politico
diretto a sostituire i referenti politici del gruppo Fininvest, che
avevano dimostrato di non essere più funzionali, con altri più idonei a
soddisfare le aspettative? Cerchi di meglio puntualizzare l'epoca
dell'incontro."
R. Premetto che gli incontri sono nati da una antica conoscenza che
rimonta a molti anni addietro, intorno a metà degli anni '70. Il dott.
Dell'Utri aveva stima di me come persona esperta di faccende politiche.
Questa stima derivava dalla mia pregressa esperienza quale esponente
della Dc nell'area milanese. Dell'Utri, dopo che divenne responsabile di
Publitalia, tra la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80, mi
invitava a tenere conferenze ai dirigenti dell'impresa anzidetta, onde
consentire loro di venire a conoscenza dell'evoluzione politico-sociale
del paese. Effettuavo quasi ogni anno delle conferenze, a far data dal
1981 fino al 1992. A partire da questo momento, dette conferenze sono
aumentate a dismisura, intensificandosi in particolar modo dal settembre
1992 [...]. Preciso che le mie fonti reddituali provenivano
prevalentemente dall'attività di giornalista pubblicista (ho scritto per
diversi giornali L'Italia di Milano, Politica di Firenze, Il Popolo
Lombardo, che ho diretto per 7 anni, l'Ascoltone, che ho diretto per 3
anni, Arte Bianca, la rivista dei panificatori, e altri ancora) e
dall'attività di marketing. Aggiungo di essere stato dipendente Eni per 7
anni, a partire dal 1971 al 1978. Anche nell'Eni mi occupavo di
attività pubblicistica. "Sottolineo che il provento dell'attività di
conferenza svolta per conto di Publitalia rappresentava solo una parte
dei redditi di cui potevo disporre. Il 5 aprile 1992, si erano svolte le
elezioni politiche che avevano segnato un forte indebolimento della
maggioranza parlamentare che si riconosceva nel "pentapartito". Si era
poi arrivati all'elezione del nuovo capo dello Stato, dopo una
travagliata guerra intestina dei partiti della maggioranza, risolta solo
dal trauma conseguito all'attentato che portò alla morte del giudice
Falcone. Il nuovo presidente della Repubblica on. Scalfaro, a seguito
delle inchieste in corso a Milano tra gli altri su Bettino Craxi, non
aveva dato a quest'ultimo l'incarico di fare il governo, contrariamente a
quello che tutti si aspettavano. E la presidenza del Consiglio dell'on.
Amato si dimostrava debole per tre motivi: le inchieste giudiziarie che
colpivano ora questo ora quello degli esponenti dei partiti della
maggioranza; la crisi economica che culminerà qualche mese dopo nella
clamorosa svalutazione della lira; la fine ingloriosa del famoso decreto
Amato con il quale il governo, smentito dal presidente della Repubblica
che non voleva firmare, tentava di fermare in qualche modo le indagini
su "Tangentopoli". Per queste ragioni il dott. Dell'Utri mi chiese con
preoccupazione di aiutarlo a capire sulla base della mia esperienza i
possibili scenari politici in movimento. Il dott. Dell'Utri aveva
vissuto in modo molto sofferto tutte le vicende che avevano riguardato
la regolamentazione della materia radiotelevisiva in Italia, in quanto
la Publitalia con il suo grande fatturato viveva come fornitrice di
servizi per le televisioni commerciali del gruppo Fininvest. Solo
qualche anno prima cinque ministri della sinistra della DC (tra cui
l'on. Martinazzoli) si erano dimessi per protesta contro la
regolamentazione radiotelevisiva decisa in sostanza dal cosiddetto Caf
(Craxi-Andreotti-Forlani). In questa mutata situazione politica
Dell'Utri vedeva gravi rischi di una modifica in negativo per il gruppo
Fininvest e della Publitalia di questa regolamentazione. Inoltre,
Dell'Utri vedeva profilarsi in questo vuoto di potere sia il rischio di
elezioni anticipate che spostassero ancora più a sinistra il governo del
paese, sia il rischio di un referendum sulla normativa radiotelevisiva.
"Dell'Utri voleva perciò una analisi fatta da me per parare con delle
iniziative i pericoli di questa situazione. Poiché mi viene richiesto,
preciso che la Fininvest manteneva un rapporti privilegiato con l'on.
Craxi, pur avendo cura di mantenere buoni legami anche con l'on.
Forlani, segretario della Dc, e con il senatore Andreotti, che
rappresentava il principale sostegno per Forlani. Com'è notorio, con
l'on. Craxi sussisteva un rapporto Personale di amicizia molto stretto
con il presidente Silvio Berlusconi, che risaliva agli anni 1973-74-75.
In particolare, ricordo che fu Silvano Larini a presentare Berlusconi
all'on. Craxi. Da allora i rapporti si sono intensificati, tanto che
l'on. Craxi è stato testimone in seconde nozze dell'on. Berlusconi."
D. Vuole riferire in cosa sia consistita l'attività di appoggio del
Caf, ed in particolare dell'on. Craxi, in favore del presidente
Berlusconi e del suo gruppo? "
R. Al riguardo, mi risulta che l'appoggio si sia concretizzato con
specifico riferimento all'attività legislativa nel campo delle
telecomunicazioni. Mi spiego meglio. In un primo momento, vi fu
un'attività tesa a neutralizzare le iniziative legislative dirette a
fornire una regolamentazione del settore e ciò dal 1978-1979, epoca in
cui il presidente Berlusconi iniziò a espandersi su questo fronte della
televisione commerciale, e sino agli anni 1982-1983".
D. Vuole spiegare come è venuto a conoscenza di questa attività
svolta principalmente dall'on. Craxi in favore del presidente Berlusconi
e del suo gruppo? "
R. Per poter rispondere debbo richiamare l'iniziativa che detto
imprenditore aveva assunto a partire dal '78- 79 di effettuare una
interconnessione dei vari programmi che gli aveva consentito, sul
crinale della legalità, di poter disporre di televisioni private a
diffusione nazionale. Intervenne l'opera di alcuni pretori che avevano
considerato questa attività illegale. Fu allora che l'on. Craxi,
Presidente del Consiglio pro tempore, aveva emanato un decreto legge con
la quale veniva legalizzata l'attività di interconnessione dei
programmi, in attesa dell'intervento di una normativa legislativa
specifica. Seguì una crisi nel gruppo Fininvest proprio a causa dei
provvedimenti dei pretori, di talché decisero di cacciare il dott.
Vittorio Moccagatta, in quanto, sebbene fosse il responsabile delle
relazioni esterne, non aveva saputo arginare adeguatamente le iniziative
dei magistrati. Questi venne sostituito dal dott. Fedele Confalonieri, a
cui venne affidato il compito di gestire i contatti con il mondo
politico. "Egli in prima battuta si rivolse a me per poter fruire del
mio supporto onde essere agevolato nella ricerca dei contatti con
appartenenti al mondo politico romano. Ero consapevole che si trattava
di una attività temporanea, ma accettai ugualmente l'incarico in vista
della remunerazione. Dopo circa un anno venni rimpiazzato da Gianni
Letta [...]. "
D. Ci vuole spiegare qual è stata l'evoluzione, sulla base delle
sue conoscenze, della vicenda, su cui si è già soffermato nel corso del
presente verbale, relativa alla autorizzazione a servirsi
dell'interconnessione dei programmi? "
R. Al riguardo, pongo in rilievo che il Governo reiterò il decreto
che aveva ripristinato la possibilità di interconnettere. Si arrivò così
alla adozione della legge Mammì" nel 1990, che fu preceduta da roventi
polemiche e dalle dimissioni di ben 5 ministri della sinistra Dc.
Ricordo che l'on. Berlusconi si mostrò intransigente, nel senso che non
mostrò alcuna disponibilità a rinunciare alla parità di reti con il
settore pubblico. Rammento, in particolare, di avergli sentito dire che
la riduzione da tre a due reti per il suo gruppo avrebbe implicato una
perdita di competitività non sopportabile, in quanto si venivano a
ridurre le entrate a fronte dell'aumento dei costi. Formulò questa
valutazione imprenditoriale, se mal non ricordo, un anno prima del varo
della Mammì, durante una riunione tenutasi in via Rovani, ove sussiste
la sede della Presidenza della Fininvest a Milano. "
D. Vuole spiegare meglio quanto ha già detto con riferimento al suo
coinvolgimento nel progetto politico da parte di Marcello Dell'Utri?
Dalla lettura del brano in questione si evince che il Dell'Utri aveva
una sua idea o meglio ancora un suo progetto che caldeggiava. Perciò,
vuole spiegare se il Dell'Utri le avesse indicato determinati obiettivi
da raggiungere, o se comunque le avesse tracciato delle direttrici su
cui muoversi? "
R. [...] Il dottor Dell'Utri mi prospettò la necessità di
individuare nuovi referenti per il gruppo Fininvest in quanto quelli
tradizionali non rappresentavano una capacità adeguata alle esigenze.
Tra l'incarico che ricevetti di disegnare possibili scenari idonei a
raggiungere l'obiettivo divisato trascorse poco tempo. Ricordo che gli
prospettai la possibilità di trovare intese con i partiti della
sinistra. Questa ipotesi la scartò, in quanto tali forze politiche
avevano un rapporto privilegiato con i gruppi imprenditoriali
concorrenti riconducibili a "Repubblica" e all'"Espresso", che non
avrebbe mai consentito di raggiungere lo scopo. Gli sottoposi
l'ulteriore possibilità di coinvolgere o comunque di dar vita ad un
legame con la Lega Nord, partito emergente in continua crescita.
Dell'Utri si manifestò più possibilista innanzi a questa via, anche se
in definitiva ritenne di scartarla, perché si trattava di uomini nuovi
che non presentavano adeguata affidabilità. Mostrò, invece, maggiore
interesse per la terza ipotesi che gli suggerii, vale a dire il
cambiamento all'interno dei partiti tradizionali. Pensavo alla scissione
del partito della Dc, come si era ventilato da alcuni settori del
medesimo partito, con la creazione di una Dc del Nord da contrapporsi a
quella del Sud. Il dottor Dell'Utri, nell'aderire a questa proposta,
disse che si rendeva necessario creare un aggregato di quel partito
anche al Sud. Tuttavia, in concreto l'idea non sembrava percorribile,
perché il potere non poteva essere ceduto da coloro che lo detenevano.
Conclusivamente, mostrò di voler privilegiare la quarta via che gli
avevo prospettato, vale a dire quella della creazione di un gruppo
contenitore. Preciso che tutti questi discorsi che ho riassunto si sono
sviluppati nell'arco di un paio di mesi, durante gli incontri che
avevamo al Palace Hotel di Milano. Ricordo di aver predisposto degli
appunti nei quali avevo esposto le linee delle proposte di cui ho detto.
"Con certezza posso dire che Dell'Utri decise di dar corso
all'iniziativa "contenitore nel giugno 1992. Il dottor Dell'Utri decise
di affidarmi il compito di dar vita a un "processo" accelerato di
formazione e di trasformazione dei quadri dirigenti del gruppo Fininvest
in dirigenti politici, a far data dalla ripresa del lavoro dopo la
sospensione feriale estiva. Preciso di essere stato invitato a metà
settembre 1992 a Montecarlo, assieme agli ospiti istituzionali del
gruppo, alla tradizionale convention annuale. Fui invitato a
partecipare, per "sentire il polso" ai vari dirigenti del gruppo che vi
partecipavano. Nel corso della stessa vi fu un discorso del Presidente
Berlusconi con cui aveva manifestato forte ottimismo per il futuro
imprenditoriale del gruppo. Rammento che questi, nel corso del suo
intervento, si era abbandonato a una "parentesi politica", ponendo in
rilievo che i nemici erano divenuti più forti, mentre gli amici si erano
indeboliti, e che ci si doveva, pertanto, preoccupare. "
D. Vuole spiegare se, prima del settembre 1992, L'on. Berlusconi fosse al corrente del disegno politico del Dell'utri? "
R. Non posso fornire indicazioni precise al riguardo. Non credo,
però, che il Dell'Utri agisse all'insaputa del Berlusconi, posto che i
due avevano contatti quotidiani. "
D. Quando venne messo l'on. Craxi al corrente del disegno politico? "
R. Per quel che mi risulta, Craxi era stato messo al corrente nel
corso della prima domenica di aprile del 1993, durante una riunione
tenutasi alle ore 18.00, alla villa di Arcore, alla quale partecipai.
Oltre a noi tre, non vi era nessuna persona presente. "
D. Vuole riferire quali rapporti ha avuto con gli on. Berlusconi e
Dell'Utri e se nel tempo questi rapporti abbiano subito delle
variazioni? "
R. I rapporti con l'on. Berlusconi sono stati di grande amicizia.
Ancora oggi posso considerarlo un buon amico. L'on. Berlusconi, in
verità, mi ha rimproverato per le mie recenti dichiarazioni, in quanto, a
suo dire, avrei violato una intimità relazionale relativa a fatti e
confidenze che dovevano rimanere all'interno di Publitalia. Rappresento
di essere stato sentito nell'ambito del dibattimento nei confronti
dell'on. Dell'Utri, nel corso di un udienza del maggio 1998. In quella
sede, i difensori del Dell'Utri mi hanno contestato alcuni episodi
idonei, a loro dire, a dimostrare malanimo o acredine da parte mia verso
il Dell'Utri. Mi riporto alle risposte e ai chiarimenti forniti in
quella sede. Preciso che il testo a cui ho fatto riferimento dal titolo
"Un clandestino a bordo" (che racconta la storia di Forza Italia), non è
stato ancora pubblicato da parte della Mondadori alla quale lo avevo
proposto. "
D. Perché ha deciso di abbandonare Publitalia? "
R. Uscii da Publitalia per volontà formalmente di Dell'Utri, ma
sostanzialmente di Berlusconi. Una volta compiuta la trasformazione dei
quadri dirigenziali del gruppo in esponenti politici titolari di
incarichi e cariche istituzionali, il mio apporto si sarebbe dovuto
concretizzare con una collaborazione non più interna alla struttura
imprenditoriale, bensì con un rapporto di consulenza con la Presidenza
del Consiglio dei Ministri. Io accettai l'incarico, che non si
concretizzò a causa della caduta del Governo. "
D. Vifurono mai motivi di frizione tra lei e gli on. Berlusconi e Dell'Utri? "
R. Con Dell'Utri, che all'interno dei più stretti collaboratori di
Berlusconi mi vedeva con una certa simpatia, non c'è mai stato un
rapporto di amicizia. E a seguito del comportamento tenuto nei miei
confronti nel periodo precedente e seguente alle elezioni del 1994,
questi rapporti con Dell'Utri si sono congelati per poi scomparire nel
nulla dopo le elezioni del 1996, perché Dell'Utri si è ritenuto colpito
da mie prese di posizioni pubbliche riguardanti la nascita di Forza
Italia, e io di contro ritenevo che vi fosse dell'ingratitudine nei miei
confronti da parte sua. Le mie prese di posizioni pubbliche nascono da
un forte malumore personale legato alla mia esclusione dalle liste
parlamentari presentate per le elezioni politiche del 1996, esclusione
non motivata e non comunicata, sebbene lo stesso Berlusconi
personalmente mi avesse dato assicurazioni in tal senso. Ciò provocò in
me un forte risentimento che mi portò a determinarmi a scrivere un libro
su quella che era stata la mia esperienza e il mio contributo alla
creazione di Forza Italia. Io ritengo più responsabile della mia
esclusione l'on. Berlusconi, in quanto egli è il padrone del partito.
Tuttavia tengo a precisare che, nonostante quello che ritengo un torto
patito, non nutro - e posso dirlo con assoluta serenità - alcun motivo
di rancore nei confronti degli on. Dell'Utri e Berlusconi. Evidenzio al
riguardo che tuttora continuo a mantenere contatti telefonici con
quest'ultimo. "
D. Lei ha fatto riferimento a più riprese al progetto politico
caldeggiato dall'on. Dell'Utri: sa dire se tale prospettiva sia stata in
qualche modo accostata alle stragi di Capaci del 23 maggio 1992 e di
via D'Amelio del 19 luglio 1992, tenuto conto che la decisione di dar
vita al cosiddetto "partito calderone" è stata assunta nel giugno 1992,
poco dopo la prima strage e circa un mese prima della seconda? "
R. Dell'Utri mostrò preoccupazione per queste stragi ed
effettivamente collegò il suo progetto politico alle stesse. Il suo
timore, che poi era quello dell'on. Berlusconi, consisteva nel fatto che
tali fatti delittuosi avrebbero consegnato il paese nelle mani della
sinistra, posto che i partiti al governo non avevano saputo dimostrare
una capacità di tutelare l'ordine pubblico e i funzionari esposti nella
lotta alla criminalità organizzata. Vi fu quindi, una accelerazione
sulla tempistica di attuazione del progetto politico per arginare la
situazione e cercare di conquistare il potere politico ... ".