domenica 17 novembre 2013, 15:00 di
Peppe Caridi
Sale
a 3.974 il numero delle persone morte nelle Filippine a causa del
tifone Haiyan, abbattutosi sulle isole centrali dell’arcipelago l’8
novembre. Lo fanno sapere le autorità, che hanno diffuso un nuovo
bilancio del disastro. I dispersi sono 1.186, di cui alcuni stranieri
tra cui due cittadini italiani.
Il presidente filippino Benigno Aquino
resterà a Tacloban, sull’isola di Samar, sino a quando non vedrà
progressi negli aiuti a seguito del tifone Haiyan che ha devastato
l’area. La sua decisione, annunciata ai giornalisti, sembra una risposta
alle critiche che lo accusano di inadeguate prevenzione e risposta al
disastro.
Non è chiaro tuttavia dove Aquino potrà alloggiare, visto che la città è stata quasi completamente rasa al suolo e che tutti gli edifici sono stati distrutti o danneggiati. Il tifone, abbattutosi sulla zona l’8 novembre, ha ucciso migliaia di persone. L’elettricità è presente solo in alcuni luoghi grazie generatori, mentre non c’è acqua corrente. Gli sforzi e i soccorsi proseguono, ha detto il presidente, ma non sono sufficienti. Sinora la comunità internazionale ha fornito in aiuti e denaro più di 248 milioni di dollari e nelle zone colpite si assiste ai primi miglioramenti. “Vogliamo davvero vedere alleggerito il peso per tutti il prima possibile. Sino a quando non vedrò miglioramenti, staremo qui”, ha dichiarato Aquino, parlando al plurale perché si riferiva anche ai suoi collaboratori. Non è la prima volta che Aquino prende una decisione del genere. Quando i ribelli musulmani hanno occupato i villaggi di pescatori vicino a Zamboanga, a settembre, ha fatto allestire un campo nella sede locale dell’esercito nella città, da cui verificare direttamente l’offensiva contro gli insorti. Così si è guadagnato molti elogi. Lo scorso mese ha invece dormito in una tenda dell’esercito per rassicurare gli abitanti di una città colpita da un terremoto di magnitudo 7,3.
Non è chiaro tuttavia dove Aquino potrà alloggiare, visto che la città è stata quasi completamente rasa al suolo e che tutti gli edifici sono stati distrutti o danneggiati. Il tifone, abbattutosi sulla zona l’8 novembre, ha ucciso migliaia di persone. L’elettricità è presente solo in alcuni luoghi grazie generatori, mentre non c’è acqua corrente. Gli sforzi e i soccorsi proseguono, ha detto il presidente, ma non sono sufficienti. Sinora la comunità internazionale ha fornito in aiuti e denaro più di 248 milioni di dollari e nelle zone colpite si assiste ai primi miglioramenti. “Vogliamo davvero vedere alleggerito il peso per tutti il prima possibile. Sino a quando non vedrò miglioramenti, staremo qui”, ha dichiarato Aquino, parlando al plurale perché si riferiva anche ai suoi collaboratori. Non è la prima volta che Aquino prende una decisione del genere. Quando i ribelli musulmani hanno occupato i villaggi di pescatori vicino a Zamboanga, a settembre, ha fatto allestire un campo nella sede locale dell’esercito nella città, da cui verificare direttamente l’offensiva contro gli insorti. Così si è guadagnato molti elogi. Lo scorso mese ha invece dormito in una tenda dell’esercito per rassicurare gli abitanti di una città colpita da un terremoto di magnitudo 7,3.
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