giovedì 25 aprile 2013

In Omaggio all'Italia il memoria della Liberazione " ECCO I NOMI SEGRETI DEI 43 MASSONI ITALIANI".


Pubblicato il 13 giugno 2011

L’elenco degli italiani che hanno partecipato almeno una volta al gruppo Bilderberg, la loggia massonica più potente al mondo, comprende 43  nomi.
Di seguito il nome e il cognome dei soci e la carica che ricoprivano al momento della partecipazione alla lobby.
In merito ad un avviso giunto nella nostra redazione multimediale, l’avv. dell’On. Veltroni chiede l’immediata rimozione del nome del suo assistito da questa lista  poichè non ha mai partecipato a nessuna riunione del gruppo Bilderberg.
Questo il testo della richiesta:
Ho ricevuto mandato dall’On. Walter Veltroni di diffidarVi all’immediata rimozione del Suo nome dall’elenco sopra pubblicato, in quanto falso e profondamente lesivo del suo onore e della sua reputazione. Infatti lo stesso non ha mai partecipato al “gruppo Bildeberg”, nè è mai appartenuto ad alcuna loggia massonica o organizzazione segreta. Vi invito, pertanto, ad escludere il nome di Walter Veltroni dall’elenco indicato e a ripristinare la verità dei fatti, informandoVi che in caso contrario sarò costretto, mio malgrado, a tutelare i diritti del mio assistito nelle sedi competenti. Avv. Luca Petrucci
Per non aver nessun tipo di problema (non vorrei mai annoverarne uno di carattere giudiziario  nella mia collezione) ho proceduto alla rimozione del nome di Walter Veltroni dalla lista, pubblicando inoltre la richiesta del suo legale (in cui l’Onorevole espone il suo volere), adempiendo all’obbligo di rettifica. Mi riservo comunque il libero diritto di pubblicare IN QUESTO POST le fonti dal quale ho attinto questa informazione.
  • AGNELLI GIOVANNI, Presidente Gruppo Fiat
  • AGNELLI UMBERTO, Presidente Gruppo Fiat
  • AMBROSETTI ALFREDO, Presidente Gruppo Ambrosetti
  • BERNABE’ FRANCO, Ufficio italiano per la Ricostruzione nei Balcani
  • BONINO EMMA, Membro della Commissione Europea
  • CANTONI GIAMPIERO, Presidente BNL
  • CARACCIOLO LUCIO, Direttore Limes
  • CAVALCHINI LUIGI, Unione Europea
  • CERETELLLI ADRIANA, Giornalista, Bruxelles
  • CIPOLLETTA INNOCENZO, Direttore Generale Confindustria
  • CITTADINI CESI GIANCARLO, Diplomatico USA
  • DE BENEDETTI RODOLFO, CIR
  • DE BORTOLI FERRUCCIO, RCS libri
  • DE MICHELIS GIANNI, Ministro degli Affari Esteri
  • DRAGHI MARIO, Direttore Min. Tesoro
  • FRESCO PAOLO, Presidente Gruppo FIAT
  • GALATERI GABRIELE, Mediobanca
  • GIAVAZZI FRANCESCO, Dicente Economia Bocconi
  • LA MALFA GIORGIO, Segretario nazionale PRI
  • MARTELLI CLAUDIO, Deputato – Ministero Grazia e Giustizia
  • MASERA RAINER, Direttore generale IMI
  • MERLINI CESARE, Vicepresidente Council for the United States and Italy
  • MONTI MARIO, Commissione Europea
  • PADOA SCHIOPPA TOMMASO, BCE Banca Centrale Europea
  • PASSERA CORRADO, Banca Intesa
  • PRODI ROMANO, Presidente UE
  • PROFUMO ALESSANDRO, Credito Italiano
  • RIOTTA GIANNI, Editorialista La Stampa
  • ROGNONI VIRGINIO, Ministero della Difesa
  • ROMANO SERGIO, Editorialista La Stampa
  • ROSSELLA CARLO, Editorialista La Stampa
  • RUGGIERO RENATO, Vicepresidente Schroder Salomon Smith Barney
  • SCARONI PAOLO, ENEL Spa
  • SILVESTRI STEFANO, Istituto Affari Internazionali
  • SINISCALCO DOMENICO, Direttore Generale Ministero Economia
  • SPINELLI BARBARA, Corrispondente da Parigi – La Stampa
  • STILLE UGO, Corriere della Sera
  • TREMONTI GIULIO, Ministro dell’Economia
  • TRONCHETTI PROVERA MARCO, Pirelli Spa
  • XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
  • VISCO IGNAZIO, Banca d’Italia
  • VITTORINO ANTONIO, Commissione Giustizia UE
  • ZANNONI PAOLO, Manager gruppo FIAT

THE BILDEBERG STORY & BORGHEZIO DRAMA:
La loggia é nata nel 1954 con la prima riunione nell’hotel Bildeberg di Oosterbek, in Olanda. Sua maestà il principe Bernardo de Lippe, olandese, ex ufficiale delle SS, é stato il primo leader e ha guidato il gruppo per oltre 20 anni, fino al 1976. Dopo di lui si sono segretamente susseguiti diversi capi.

Il Suvretta House di Saint Moritz, sede di quest’anno.
Ogni anno un gruppo di circa 130 delle personalità più potenti del mondo (banchieri, politici, rettori universitari, imprenditori…) si riuniscono negli hotel più lussuosi del mondo per discutere. Di che cosa discutano non lo sa nessuno. Si dice che decidano il destino economico dell’intero pianeta. Nessuna conferenza é mai stata registrata, nessun argomento trattato é mai stato reso noto, non c’è stata mai nessuna fuga di notizie.
Quest’anno il gruppo si é riunito al Suvretta House di Saint Moritz. Il sito francese Rue89 é riuscito a scovare la lista completa degli invitati al misterioso congresso massonico (lista consultabile qui). Gli argomenti trattati sono rimasti completamente avvolti nel mistero anche questa volta.

Il sempre composto Mario Borghezio.
Il gruppo Bildeberg é recentemente balzato agli onori della cronaca perché é stato il mandante di un pestaggio al leghistaBorghezio. Loro non l’avevano invitato, ma all’onorevole non andava giù. Come un bambino delle elementari che non ci sta a non essere invitato alla festa di compleanno di un suo amichetto, ha iniziato a fare i capricci fuori dal Suvretta House perché voleva partecipare alla riunione. Ma dove vuoi andare se non ti hanno invitato? Ma soprattutto, davvero ti reputi meritevole di far parte dell loggia degli uomini più potenti del mondo? Fatto sta che quando il fare del leghista si é fatto un pò troppo sopra le righe, insistendo eccessivamente per poter essere ammesso alla sala del congresso, i ragazzotti della security, su unanime consiglio dei soci in riunione, l’hanno picchiato selvaggiamente. L’hanno letteralmente fatto allontanare a calci. Finalmente qualche certezza sul Bildeberg. Borghezio nell’elenco dei partecipanti non ci sarà mai.

Rimembrate il giorno della Libertà "MASSONERIA: SEGRETI,CRIMINI, BUGIE E OVVIAMENTE SILVIO BERLUSCONI".



Pubblicato il 22 giugno 2011

L’Italia e un malcostume radicato da anni. Massonerie, associazioni segrete e logge di potenti politici e industriali che tirano i fili del nostro paese. Un governo occulto che da sempre agisce nell’ombra, parallelamente agli Organi di Governo ufficiali, favorendo gli interessi dei membri, di fatto gli uomini più potenti d’Italia.
Enel, Rai, Servizi Segreti, la stampa, Organi di Governo, Banche. I massoni italiani da sempre li controllano, li manipolano. Grande Oriente d’Italia, Propaganda Massonica, Propaganda 2 (meglio nota come P2) e di conseguenza P3 e P4 sono le grandi massonerie segrete che gestiscono l’Italia, fin dai primi giorni della sua nascita.

la ricevuta dell'iscrizione di Berlusconi alla P2
 Il nostro premier, il re del malcostume, non poteva che esserne completamente invischiato:
 É un membro della P2 di Licio Gelli, la loggia più potente della storia d’Italia: Il numero di tessera della P2 assegnata al Cavalier Berlusconi è: tessera 1816, codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, data di affiliazione 26 gennaio 1978. In una famosa intervista (il video é consultabile qui) Licio Gelli racconta la cerimonia di investitura di Berlusconi, avvenuta a Roma, in via Condotti, in un lussuoso appartamento sopra la gioielleria Bulgari. Racconta inoltre di una grande cena-baccanale per festeggiare l’investitura. E via con il primo Bunga-Bunga della storia!
 Il Cavaliere é stato inoltre definito “Cesare” della P3 da Arcangelo Martino, Flavio Carboni e Pasquale Lombardi, arrestati questa estate in quanto membri della P3 con l’accusa diassociazione a delinquere costituitasi nelle forme di Loggia segreta sul modello della P2, per la gestione sporca degli appalti pubblici per la costruzione di parchi eolici in Sardegna, per aver condizionato le candidature all’interno del Pdl per le elezioni regionali in Campania (mediante la creazione di un dossier per screditare il candidato Stefano Caldoro) e per aver manipolatol’attività delle istituzioni, mediante i contatti ancora da verificare con Vincenzo Carbone e Oscar Fiumara, rispettivamente ex primo Presidente della Corte di Cassazione ed ex Avvocato Generale dello Stato. Dalle intercettazioni telefoniche salta fuori spesso il nome diCesare e di Vice-Cesare, i potenti capi della P3: i tre indagati affermarono che si trattava di Berlusconi e Dell’Utri.

Silvio, il Cesare della P3
I guai di Silvio nascono essenzialmente per via della sua appartenenza alla P2. Per quanto riguarda la P3, laconicamente definita dal premier “un manipolo di pensionati sfigati” sembra che il Cavaliere ne sia uscito pulito, impossibile definirne la sua effettiva appartenenza.
Quando lo scandalo della P2 balzò agli onori della cronaca, (l’affascinante e contorta storia della P2 é consultabile qui) il Governo intervenì creando un’apposita legge, la numero 17 del 25 gennaio 1982. In questo modo si sciolse la P2 e si rese illegale il funzionamento di associazioni segrete con analoghe finalità, in attuazione del secondo comma dell’articolo 18 della Costituzione Italiana, che più genericamente proibisce le associazioni a scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.
 Il giornalista e politico Massimo Teodori, membro della Commissione Parlamentare di Tina Anselmi, che creò questa legge, affermò:
«la Loggia P2 non è stata un’organizzazione per delinquere esterna ai partiti ma interna alla classe dirigente. La posta in gioco per la P2 è stata il potere e il suo esercizio illegittimo e occulto con l’uso di ricatti, di rapine su larga scala, di attività eversive e di giganteschi imbrogli finanziari fino al ricorso alla eliminazione fisica».
La P2 fu oggetto d’indagine anche della Commissione Stragi per un presunto coinvolgimento in alcune stragi, tra cui il sequestro Aldo Moro (raccontato in questo nostro articolo) ma non portò a niente di rilevante a causa di continui ed innumerevoli depistaggi.
 Licio Gelli venne condannato il 23 novembre 1995 in via definitiva per ripetuti tentativi di depistaggio delle indagini sulla Strage di Bologna, sull’indagine di Aldo Moro e sulla Strage dell’Italicus. 

Licio Gelli è il Maestro Venerabile della P2
 Per Silvio, vedere il proprio nome affiancato ad una società segreta imputata dei peggiori reati della storia del nostro paese non poteva essere tollerato: ecco che,in uno dei suoi innumerevoli slanci di onnipotenzaaffermò davanti ai giudici di non farne parte.
 Purtroppo per lui, nella relazione finale della Commissione Parlamentare di Tina Anselmi il nome “Sivio Berlusconi” compariva eccome:
  • “…alcuni operatori (Genghini, Fabbri, Berlusconi) trovano appoggi e finanziamenti al di la’ di ogni merito creditizio…” Le due grandi banche, infatti, che danno credito a Berlusconi sono la Banca Nazionale del Lavoro e il Monte dei Paschi di Siena, dove durante gli anni ‘70 la P2 e’ piu’ attiva. Il Monte dei Paschi concede tra il ‘70 e il ‘79 70 miliardi di mutui fondiari a Berlusconi a tassi fra il 9 e il 9,5%.
  • Il 10 Aprile 1978 Berlusconi inizia una collaborazione come editorialista sul maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, proprio quando la loggia P2 acquisisce, come dice la commissione parlamentare d’inchiesta “il controllo finanziario e gestionale del gruppo Rizzoli”.
Di conseguenza, nel 1990, la corte d’appello di Verona condanna Silvio Berlusconi con la seguente motivazione: “…Ritiene il collegio che le dichiarazioni dell’imputato non corrispondano a verita’”; in pratica viene accusato di aver mentito davanti ai giudici.
Infatti  Berlusconi dichiarò sotto giuramento che la sua adesione alla P2 avvenne poco prima del 1981 e non si tratto’ di vera e propria iscrizione, perche’ non accompagnata dal pagamento di una quote ufficiale di sottoscrizione. Tali asserzioni sono smentite:
  •  Dalle risultanze della commissione Anselmi (come appena detto)
  •  Dalle stesse dichiarazioni rese dal premier avanti al G.I. di Milano, e mai contestate, secondo cui la sua iscrizione alla P2 avvenne nei primi mesi del 1978.
  •  Dagli elenchi degli affiliati P2 (l’intero elenco é consultabile qui), sequestrati a Castiglion Fobocchi dove  figura il nominativo del premier (numero di riferimento 625) e l’annotazione del versamento di lire 100.000 eseguito in contanti in data 5 maggio 1978, versamento la cui esistenza risulterebbe comprovata anche da un dattiloscritto proveniente dalla macchina da scrivere di proprieta’ di Gelli (foto qui sopra).
Nel 1989 c’era però stata un’amnistia che ha estinto il reato di falsa testimonianza sulla P2 del Cavaliere. Che fortuna però…una amnistia che gli ha salvato il didietro…!sarà un caso o l’amnistia e’ stata voluta dalla P2?
Ultima considerazione su BerlusconiQuando il re dei Bunga Bunga afferma di non essere mai stato condannato, a fronte dei numerosissimi processi che ha dovuto affrontare, dice una menzogna. É stato condannato e poi graziato. Quindi non ha nessun diritto di continuare a definirsi “perseguitato” dai magistrati o di andare a lamentarsi con Obama. C’è comunque da dare a Cesare ciò che é di Cesare, e mai proverbio fu più azzeccato (dato il suo nome in codice nella P3), le volte che é stato effettivamente assolto sono davvero tante.
Che sia stato aiutato dalla Massoneria nelle sue innumerevoli assoluzioni? Oltre la P4 ci sono altre “cricche” segrete di burattinai che stanno agendo nell’ombra? Berlusconi ne fa parte?
Il malcostume dei gruppi segreti che muovono gli interessi dell’Italia é ben radicato nel nostro Paese fin dall’800. La massoneria c’era allora come oggi (vedi indagine P4)…Di conseguenzaaffermare che, ad oggi, in Italia, esistano potenti lobby segrete che gestiscono il Paese, non appare di certo una bestemmia. Purtroppo però, gli interessi dei potenti spesso stridono con le esigenze reali del Paese.

venerdì 12 aprile 2013

UNA VERITA' CHE BRUCIA "LA NASCITA DI FORZA ITALIA" I MISTERI NASCOSTI E CHE FANNO PAURA ORA PIU' CHE MAI

<<...Berlusconi mise sotto accusa Dell'Utri, specificando che nei sondaggi Forza Italia stava scendendo proprio per questo problema dei suoi rapporti con la mafia. Ricordo che la reazione di Dell'Utri mi sorprese alquanto in quanto mi disse testualmente: Silvio non capisce che deve ringraziarmi, perché se dovessi aprire bocca io...>> - Ezio Cartotto ex dipendente Publitalia, intervista sul Corriere della sera, 12 aprile 1996.

da "L'Odore dei soldi" di ElioVeltri e Marco Travaglio - Origini e misteri delle fortune di Silvio Berlusconi. Editori Riuniti. - letto 2242 volte

Mentre a Palermo Borsellino rilascia quell'intervista, dopo tre mesi dall'inizio di Mani Pulite e un mese e mezzo dalle elezioni politiche del 6 aprile'92 che hanno portato il Caf al minimo storico, a Milano, in gran segreto, già fervono i preparativi per dar vita a una nuova forza politica che sostituisca i vecchi e ormai moribondi referenti della Fininvest. Se ne incarica Marcello Dell'Utri, ovviamente d'intesa con il suo padrone Silvio Berlusconi.
Possibile che già nel maggio '92, oltre un anno e mezzo prima della "discesa in campo" del Cavaliere, il partito di Arcore già pensasse alla futura Forza Italia? Possibilissimo. Anzi, praticamente certo. Non lo dice un mafioso pentito, e nemmeno un pm in vena di teoremi. Lo afferma l'uomo che fu chiamato, proprio nel maggio '92, a catechizzare i manager di Publitalia sui primi rudimenti della politica. Ufficialmente lavorava per la Publitalia, all'ottavo piano di Palazzo Cellini a Milano 2, come procacciatore di contratti pubblicitari. In realtà seguiva il progetto politico del partito Fininvest, che sarebbe sfociato alla fine del '93 in Forza Italia. Quest'uomo si chiama Ezio Cartotto e ha una storia interessante, quasi tutta nella sinistra democristiana Milanese, Cartotto era il ghost writer di Giovanni Marcora e Piero Bassetti, ma era anche molto vicino alla Fininvest. Conosce Berlusconi dal 1971 e a metà degli anni '80 tiene lezioni di "formazione" ai manager di Publitalia. Dal '92 al '94 partecipa, insieme a Berlusconi, Dell'Utri, Letta, Confalonieri, Previti, Dotti e pochissimi altri top manager del Biscione (con l'aggiunta, ogni tanto, di Bettino Craxi), alla creazione di Forza Italia. Ed è l'unico che racconterà quelle riunioni senza reticenze, ai magistrati di varie Procure della Repubblica che lo interrogheranno. Inutile dire che la sua testimonianza, anche perché unica, è ritenuta importantissima dai magistrati che indagano sui mandanti occulti delle stragi del '92 e del '93. Le coincidenze di dati e circostanze sul fronte "milanese" con quanto raccontano i collaboratori di giustizia sul "fronte palermitano" è impressionante. Ecco dunque il testo integrale delle due deposizioni di Cartotto dinanzi ai pm di Palermo Domenico Gozzo e di Caltanissetta Anna Palma e Luca Tescaroli. Ogni commento è superfluo. Il verbale, in stretto burocratese, si apre con queste parole:
"Il giorno 20 giugno 1997, alle ore 10,15, negli Uffici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo innanzi al Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. domenico Gozzo [...] è comparso: Cartotto Ezio Carlo, nato a Milano il 05/07/1943, residente in Cesano Maderno [...]. Avvertito dell'obbligo di riferire ciò che sa intorno ai fatti sui quali viene sentito dichiara...". Ed ecco il racconto di Cartotto; (i corsivi sono nostri). "Nel maggio-giugno 1992 sono stato contattato da Marcello Dell'Utri perché lo stesso voleva coinvolgermi in un progetto da lui caldeggiato. In particolare Dell'Utri sosteneva la necessità che, di fronte al crollo degli ordinari referenti politici del gruppo Fininvest, il gruppo stesso "entrasse in politica" per evitare che una affermazione delle sinistre potesse portare prima ad un ostracismo e poi a gravi difficoltà per il gruppo Berlusconi. "Immediatamente Dell'Utri mi fece presente che questo suo progetto incontrava molte difficoltà nello stesso gruppo Berlusconi e, utilizzando una metafora, mi disse che dovevamo operare come sotto il servizio militare e cioè preparare i piani, chiuderli in un cassetto e tirarli fuori in caso di necessità, eseguendo in tale ultimo caso ciascuno la propria parte. Il Dell'Utri mi invitò anche a sostenere questa sua tesi presso il Berlusconi, con il quale sapeva che io coltivavo da tempo un rapporto di amicizia. "Successivamente a questo discorso cominciai a lavorare presso gli uffici della Publitalia, all'ottavo piano in un ufficio nei pressi di quello di Dell'Utri. Insieme a me lavoravano: la segretaria messami a disposizione da Dell'Utri, signora Piera Milanesi; una serie di collaboratori che avevo portato io stesso: Giuseppe Resinelli, ex sindaco di Lecco; il defunto Vladimiro Pizzetti, dirigente della Coldiretti; Roberto Ruppen, giornalista; Giovanni Mucci, giornalista; il dott. Rodolfo Garofalo, di Brescia, di area socialista. Inoltre Dell'Utri mi mise a disposizione per qualsiasi necessità il dott. Giorgio Preda, che si occupava dei master, e il dott. Nicolò Querci, che era allora il suo segretario. "Non so indicare con certezza il momento in cui Berlusconi è stato informato della mia presenza alla Fininvest, o, per meglio dire, della ragione per cui ero in Fininvest. Sono certo comunque che nel settembre '92 lo stesso fosse informato pienamente. Ciò dico in quanto ad una convention di quadri della Fininvest, tenuta a Montecarlo, Berlusconi tenne un discorso che posso definire "d'attacco" dicendo specificamente: "I nostri amici che ci aiutavano, contano sempre di meno; i nostri nemici contano sempre di più; dobbiamo prepararci a qualsiasi evenienza per combatterli". "Successivamente partecipai a un incontro tra Berlusconi e Dell'Utri, nel corso del quale Berlusconi disse espressamente a Dell'Utri e a me di non mettere a conoscenza di questo progetto né Fedele Confalonieri, né Gianni Letta, che probabilmente stavano sondando diverse possibilità. Da questo e da altri successivi discorsi capii che il gruppo Berlusconi era profondamente diviso, tra quelli che io chiamo "falchi", certamente comprendenti il Dell'Utri, e le "colombe", comprendenti Confalonieri e Letta. "Questi ultimi sostenevano che un impegno diretto del gruppo in politica avrebbe potuto avere ritorni disastrosi. Successivamente aderirono alle posizioni del Dell'Utri e Previti (quando ne venne messo a conoscenza e cioè quando io so nel maggio 1993) ed Ennio Doris, presidente di Programma Italia, quando anche lui lo venne a sapere (luglio 1993). "La posizione di Confalonieri, e quindi l'ostilità verso questo progetto del Dell'Utri, era invece di molti degli opinionisti del gruppo e in particolare in Montanelli, Federico Orlando, Maurizio Costanzo [che proprio in quel periodo, il 14 maggio '93, si salverà per miracolo da un terrificante attentato mafioso in via Fauro nel cuore dei Parioli a Roma] e Gori di Canale 5. Alcuni, invece, mantenevano una posizione defilata, come Galliani e Bernasconi. "Dall'ottobre 1992 in poi, mi occupai quindi insieme ai miei collaboratori, di contattare associazioni di categoria ed esponenti del mondo politico dell'area di centro (tra questi ricordo: la Confartigianato, la Coldiretti, una parte della Cisl ed i sindacati autonomi) e il risultato del sondaggio fu che tutte queste forze sentivano fortemente la mancanza di un referente politico nell'area appunto del centro. "Si arrivò quindi all'aprile del 1993, quando Berlusconi mi convocò e mi disse che aveva la necessità di prendere una decisione definitiva su ciò che si doveva fare perché le posizioni di Dell'Utri e Confalonieri gli sembravano entrambe logiche e giuste, e lui non era mai stato così a lungo in una situazione di incertezza. "Mi disse quindi che per prendere una decisione aveva chiamato un suo amico, che lui stimava molto dal punto di vista politico, e cioè Bettino Craxi. Alla riunione partecipammo io, Craxi e Berlusconi. Non è un caso che mancasse il Dell'Utri, perché Berlusconi voleva decidere se aderire o meno alla sua impostazione."
Craxi cofondatore di Forza Italia.
"Craxi in quell'occasione diede il suo via libera a Berlusconi, anche se devo precisare che in quel frangente il progetto riguardava esclusivamente la possibilità che Berlusconi e il suo gruppo appoggiassero direttamente alcune forze politiche. Ricordo che una ragione di contrasto tra Berlusconi e Craxi fu la possibile alleanza con l'allora Msi. Craxi era convinto che un'alleanza con i missini avrebbe fatto perdere voti di centro a quel nuovo contenitore politico che andava profilandosi. Inoltre riteneva che si dovesse cercare di scardinare la Lega Nord e che, se si fosse arrivati a una alleanza con l'Msi, questo l'avrebbe ricompattata. A fronte di questa posizione il Berlusconi sosteneva che bisognava chiamare a raccolta tutte le forze non comuniste. "Alla fine della riunione Berlusconi mi disse: "La decisione è presa" con ciò facendomi capire che aveva prevalso la linea Dell'Utri. "Successivamente, come ho già detto, la decisione venne comunicata a Previti in mia presenza e in presenza anche di Dell'Utri e Berlusconi. Si decise in quell'occasione di fare (come venne detto) un "Giro d'Italia" di tutte le aziende clienti del gruppo, per sensibilizzarle sulle iniziative politiche da assumere. Previti diede il pieno appoggio all'iniziativa manifestando però dei dubbi su eventuali ipotesi di leader di questo nuovo movimento. Sin da allora del resto Berlusconi aveva evitato accuratamente di fare il proprio nome come leader di questa nuova forza politica. Si pensava infatti ad alcuni ex Dc come Martinazzoli e Segni o ad un ex Psi come Amato. "I rapporti tra il gruppo Berlusconi e la Lega Nord erano sicuramente presenti. Berlusconi ha infatti cercato più volte di instaurare una alleanza su questo progetto con la Lega Nord, tanto che mi risulta personalmente abbia portato un aiuto determinante nell'elezione di Formentini a Sindaco di Milano. Ciò mi risulta anche perché, dopo l'elezione di Formentini, Berlusconi cercò di farsi ricevere e la segretaria del Sindaco rinviò l'incontro a qualche mese dopo. Berlusconi si adirò molto di questo comportamento e disse davanti a me testualmente che non se l'aspettava, visto l'aiuto dato per l'elezione di Formentini. "Anche Dell'Utri intratteneva rapporti con uomini della Lega Nord, e in particolare ricordo di avere notato dei rapporti con Maroni e con Patelli, forse il più vicino a Dell'Utri. Dell'Utri aveva rapporti anche con Miglio, così come Berlusconi, anche se entrambi sembravano non considerarlo granché. Il progetto di Dell'Utri era alla lunga quello di Craxi e cioè quello di portare dalla propria parte un settore della Lega Nord e quindi arrivare ad esautorare Bossi. La preoccupazione di una possibile vittoria delle sinistre era assolutamente prevalente sulla preoccupazione derivante dalla natura della Lega Nord. In quest'ottica, anche i pericoli per lo Stato unitario che derivavano dalla posizione della Lega venivano vissuti sia da Dell'Utri che da Berlusconi come un problema successivo ed eventuale, da affrontare quando fosse stato scongiurato il pericolo della vittoria delle sinistre. "Dopo questi incontri di cui ho parlato, io continuai a svolgere il lavoro che ho già detto, e nel periodo tra il luglio e l'agosto 1993, posso dire vi fu il "salto definitivo", tanto che si lavorò a pieno ritmo e lo stesso Berlusconi prese pochissime vacanze. Nel luglio '93, presso lo studio del notaio Roveda di Milano, venne costituita l'associazione "Forza Italia! Associazione per il buon governo". In questo periodo vennero abbozzati i progetti Politici della nuova forza e vennero coinvolte persone esterne al gruppo come Urbani, Ciaurro e Calligaris [soltanto per orientarsi temporalmente nella cronologia della Procura di Caltanissetta, ricordiamo alcune date: dopo l'attentato a Costanzo del 14 maggio '93 vengono quello di via dei Georgofili a Firenze il 27 maggio '93, quello di via Palestro a Milano il 27 luglio '93 e quelli di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano il 28 luglio '93; poi più nulla].
"Nell'agosto del 1993 quindi si arrivò a una riunione dei principali dirigenti Fininvest e degli altri esterni aderenti al progetto, nel corso del quale la decisione venne comunicata a Confalonieri e a Letta. In quell'occasione erano presenti: Giuliano Urbani, Gianni Pilo, Dell'Utri, l'avv. Travaglia, Angelo Codignoni, Doris e Baldini. Nell'ambito di questo incontro, avvenne un forte scontro tra Confalonieri e Berlusconi. In particolare Confalonieri sostenne che era negativo sia per il gruppo sia per il paese che intervenisse direttamente in politica un gruppo che aveva una così forte presenza e influenza sui mezzi di comunicazione, dato che questo avrebbe potuto influire pesantemente sulla libera scelta dei cittadini. Questo, anche in caso di vittoria, dei politici "amici" li avrebbe messi comunque in una posizione assai scomoda e nell'impossibilità di favorire in alcun modo il gruppo Berlusconi. "Sull'accelerazione nella attuazione del progetto ebbero influenza sia il rapido deteriorarsi della politica della cosiddetta Prima Repubblica, sia il deteriorarsi anche dell'ordine pubblico, manifestatosi nella lunga serie di stragi avvenute nel 1992 e 1993. Il pericolo paventato era che questa situazione di confusione potesse portare al potere forze non democratiche (come era accaduto a Weimar) e, in particolare, che preponderante divenisse il ruolo di Rifondazione comunista. "In questo periodo, proprio a seguito di un sondaggio effettuato da Pilo, poco prima delle elezioni comunali della fine del 1993, si evidenziava come, in ogni caso, un movimento politico che avesse raccolto i voti degli ex democristiani e socialisti, non avrebbe potuto vincere se non alleandosi con la Lega al Nord Italia e con il Movimento sociale nel Sud. "Data proprio a questo periodo una ulteriore accelerazione e la scelta di eseguire il "Progetto Botticelli", di cui io venni prima tenuto all'oscuro e a seguito del quale venni poi estromesso. Il Progetto Botticelli prevedeva di trasformare alcuni dirigenti d'azienda in dirigenti del nascente partito politico. Dietro a questo progetto c'era sempre il Dell'Utri, come può anche evincersi dal fatto che tutti i dirigenti del nuovo movimento sono stati arruolati dalle strutture di Publitalia. "Questo progetto chiaramente confliggeva con quello originale che, come ho detto, prevedeva il coinvolgimento di forze sociali esterne alla Fininvest, la creazione di un nuovo soggetto politico con il semplice sostegno aperto da parte della Fininvest. Questo progetto implicava chiaramente la costituzione di un soggetto politico certamente di centro, e prevedeva anche il tentativo di coinvolgere una parte della sinistra moderata (come per esempio Amato). "Il Progetto Botticelli, invece, era decisamente sbilanciato a destra, e prevedeva il coinvolgimento sia della Lega che dei missini. "In quest'ambito temporale si colloca anche quella che io posso definire una vera e propria "bomba" politica, e cioè l'appoggio che venne dato pubblicamente da Berlusconi a Fini per l'elezione del sindaco di Roma. Questo appoggio mi sembrò tanto più incomprensibile poiché il Berlusconi mi aveva espresso qualche mese prima il suo apprezzamento per Rutelli, che riteneva la persona giusta come sindaco di Roma. "Io andai a parlare al Berlusconi dell'estromissione subita; il Berlusconi in quell'occasione disse di essere stato messo davanti al fatto compiuto dal Dell'Utri. Si trattava chiaramente di una finzione in quanto, per quanto la mia conoscenza relativamente alle dinamiche interne al gruppo Berlusconi, Dell'Utri non fece mai nulla di importante senza il preventivo assenso di Silvio Berlusconi. A fronte della mia protesta Berlusconi mi chiese dunque di tornare a occuparmi del progetto, come suo consigliere personale, trovando però che al mio posto era stato collocato Domenico Mennitti, già appartenente al Movimento sociale. Credo che Mennitti fosse stato, portato dall'on. Servello, da sempre sponsor a destra della Fininvest. "Tale fatto mi fece ancor più convincere che il progetto aveva preso una chiara connotazione di centrodestra. A questo punto mi allontanai dal progetto, pur rimanendo sempre vicino a Silvio Berlusconi, con il quale continuo a sentirmi. "Al Progetto Botticelli diedero il proprio contributo, oltre che il Dell'Utri e il Mennitti, anche Lo Iucco, che poi divenne il primo segretario amministrativo di Forza Italia, e molte persone che poi divennero dirigenti regionali del Movimento. Un'altra persona che venne coinvolta fu Angelo Codignoni, che venne richiamato dalla Francia, in cui si era occupato de "La Cinq" e che mi risulta fosse in stretti rapporti con alcuni banchieri arabi (della Arab Bank). Il Codignoni portò in Italia anche alcuni consulenti del movimento neogollista, che si occuparono di istruire il Pilo nel settore dei sondaggi politici. "Subito dopo il Natale del 1993 si tenne dunque una grande riunione ad Arcore, nell'ambito della quale venne formalizzata la decisione di Berlusconi di divenire egli stesso il leader del nascente movimento. Alla riunione di Arcore erano presenti, oltre a me, Letta, Mennitti, D'Onofrio (che venne ad assicurare l'appoggio di una parte del Ppi), Urbani, Doris, Dotti, Previti, Dell'Utri e Spingardi. La riunione durò tutto il giorno, e nel corso della stessa Berlusconi disse che la decisione da lui presa avrebbe comportato le sue dimissioni da qualsiasi carica Fininvest".
Dell'Utri era vicino a Ciancimino.
"Come ho già detto in altri interrogatori, ebbi modo di conoscere Dell'Utri già negli anni '70. Anche allora il Dell'Utri era uomo di Berlusconi, ma in una posizione sottordinata e di minore responsabilità. In occasione di qualche congresso democristiano, ebbi modo di incontrare il Dell'Utri che cercava di coinvolgermi in qualche modo, pur se ci trovavamo su Posizioni Politiche diverse. In particolare, mentre io facevo parte della cosiddetta "Base" e mi collocavo quindi nella sinistra democristiana, il Dell'Utri, per come mi disse lui stesso, vicino al gruppo Ciancimino in Sicilia, persona di cui a quell'epoca mi parlò bene. "Alla fine degli anni '70, ricordo che Berlusconi parlandomi mi disse che era dispiaciuto del fatto che Dell'Utri fosse andato a lavorare con il Rapisarda. Il Berlusconi affrontò con me questo discorso anche perché mi propose di prendere il posto di Dell'Utri; posto che rifiutai e che poi venne preso da Fedele Confalonieri. "Nonostante questo rammarico so dal Dell'Utri che egli continuò sempre a vedersi con il Berlusconi [anche mentre lavorava per il suo principale concorrente: Rapisarda, appunto]. Nel periodo in questione Berlusconi attraversava un momento difficile dal punto di vista finanziario, occasionato dal blocco di alcune iniziative edilizie e da alcune difficoltà con i mutui bancari. Il Dell'Utri, invece, in quel periodo sembrava "andare a gonfie vele" e nei discorsi che mi fece colsi la volontà di diventare egli stesso imprenditore e, se così posso dire, "di diventare lui stesso un Berlusconi". "La situazione poi ebbe una diversa evoluzione, dato che Berlusconi recuperò liquidità, soprattutto passando da iniziative nel settore dell'edilizia a iniziative nel settore televisivo. Ciò avvenne all'incirca nel 1978-79. "Ed è proprio al 1978 che posso fare risalire i primi contatti del Dell'Utri per cercare di rientrare nel gruppo Berlusconi. Ricordo anche che successivamente trovai Dell'Utri nuovamente alle dipendenze del Berlusconi, ma in una funzione decisamente più alta, dato che era stato nominato a capo della raccolta pubblicitaria del gruppo televisivo del Berlusconi [Publitalia 80]. "Di questo ritorno Berlusconi mi parlò quasi con fastidio, dicendomi che adesso aspettava di vedere che cosa sarebbe riuscito a fare il Dell'Utri. "Nel periodo in cui Dell'Utri si allontanò dal Berlusconi, questi cominciò a parlarmi di pericoli di rapimenti per i suoi familiari. Ricordo che lo misi in contatto con il Dott. Allegra, allora capo dell'Ufficio Politico della Questura di Milano, che gli suggerì di incaricare della sua protezione un certo Quartarone, che ancora oggi lavora per il Berlusconi. Fu proprio il Quartarone che organizzò una squadra di protezione che prima non era presente. Preciso che io conosco il Berlusconi dal 1971 e che prima del periodo in questione non mi aveva mai espresso tale genere di preoccupazioni [...]. "Ricordo che un giorno, in cui insieme al mio collaboratore Giovanni Mucci ci trovavamo con Marcello Dell'Utri in Publitalia, venne data la notizia alla televisione del suicidio del magistrato dott. Signorino [già pubblico ministero nel maxiprocesso a Cosa nostra, poi sfiorato da sospetti di collusioni mafiose]. La reazione del Dell'Utri fu inaspettata, dato il suo carattere sempre freddo e distaccato: senza dire nulla, scagliò immediatamente e con forza il telecomando contro il muro, spaccandolo. Ricordo che il rumore attirò l'attenzione della segretaria Ines Lattuada, che entrò chiedendo cosa fosse successo. Successivamente e in maniera sbrigativa Dell'Utri ci spiegò che lui conosceva Signorino e che aveva con lui un vecchio rapporto."
"Mi accuseranno di essere mafioso..."
"Berlusconi temeva che entrando in politica potessero essergli rivolte accuse di contiguità con l'associazione mafiosa [le sue parole esatte Cartotto le riporterà in un'intervista al "Corriere della sera", pubblicata il 12 aprile 1996: "Confalonieri e Letta mi dicono che è una pazzia entrare in politica e che mi distruggeranno. Che mi faranno di tutto, andranno a frugare tutte le carte. E diranno che sono un mafioso. Che cosa devo fare? A volte mi capita perfino di mettermi a piangere quando sono sotto la doccia ... "]. "Ricordo che lo stesso Dell'Utri aveva avvisato i suoi familiari che qualora dovessero venire fuori notizie sui suoi rapporti con associati mafiosi, non vi dovevano in alcun modo credere. "Del problema in questione si riparlò nel marzo 1994, successivamente all'attacco giornalistico al Dell'Utri. Ricordo che il Berlusconi mise sotto accusa Dell'Utri, specificando che nei sondaggi Forza Italia stava scendendo proprio per questo problema dei suoi rapporti con la mafia. Ricordo che la reazione di Dell'Utri mi sorprese alquanto in quanto mi disse testualmente: "Silvio non capisce che deve ringraziarmi, perché se dovessi aprire bocca io... ". "Ricordo, ancora, che nell'estate 1995 Berlusconi mi disse che lui non conosceva assolutamente alcune circostanze che aveva appreso sui giornali sulla storia personale di Dell'Utri e in particolare certe sue conoscenze palermitane e i suoi rapporti con il Rapisarda negli anni '70. Ricordo che Berlusconi mi disse testualmente: "Io, Ezio, non ne sapevo niente". "In relazione agli interessi edili in Sardegna del Gruppo Berlusconi, ricordo che alla metà degli anni '80 Paolo Berlusconi si lamentò con me di avere un milione di mq di terreno su cui non aveva avuto la possibilità di costruire. Ciò mi disse facendomi anche capire che era chi aveva venduto queste aree che impediva che le stesse divenissero edificabili. Io, del resto, avendo frequentato a lungo Silvio Berlusconi, ero a conoscenza dei suoi rapporti con Flavio Carboni, e da tutto quanto mi è stato detto sono arrivato alla conclusione che in qualche modo il Carboni si sia interessato (anche presso i suoi amici) per dare una mano al Berlusconi".
Ed ecco l'ultimo verbale di Cartotto, reso "il giorno 16 luglio 1999, alle ore 16.15, presso gli Uffici della Dia, siti in Roma, innanzi al Pubblico Ministero, in persona della dott.ssa Annamaria Palma e del dott. Luca Guido Tescaroli, Sostituti Procuratore presso il Tribunale di Caltanissetta". E' chiamato a testimoniare "con riferimento a dichiarazioni in precedenza già rese, e in particolare nel verbale del 20 giugno 1997 all'A.G. di Palermo". Qui il verbale procede a domanda (D.) e risposta (R.).
D. Vuole riferire le circostanze di tempo e di luogo nelle quali vi sarebbe stato il contatto con l'on. Marcello Dell'Utri, nel corso dei mesi di maggio-giugno 1992, durante il quale quest'ultimo aveva manifestato il proponimento di coinvolgerla in un progetto politico diretto a sostituire i referenti politici del gruppo Fininvest, che avevano dimostrato di non essere più funzionali, con altri più idonei a soddisfare le aspettative? Cerchi di meglio puntualizzare l'epoca dell'incontro."
R. Premetto che gli incontri sono nati da una antica conoscenza che rimonta a molti anni addietro, intorno a metà degli anni '70. Il dott. Dell'Utri aveva stima di me come persona esperta di faccende politiche. Questa stima derivava dalla mia pregressa esperienza quale esponente della Dc nell'area milanese. Dell'Utri, dopo che divenne responsabile di Publitalia, tra la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80, mi invitava a tenere conferenze ai dirigenti dell'impresa anzidetta, onde consentire loro di venire a conoscenza dell'evoluzione politico-sociale del paese. Effettuavo quasi ogni anno delle conferenze, a far data dal 1981 fino al 1992. A partire da questo momento, dette conferenze sono aumentate a dismisura, intensificandosi in particolar modo dal settembre 1992 [...]. Preciso che le mie fonti reddituali provenivano prevalentemente dall'attività di giornalista pubblicista (ho scritto per diversi giornali L'Italia di Milano, Politica di Firenze, Il Popolo Lombardo, che ho diretto per 7 anni, l'Ascoltone, che ho diretto per 3 anni, Arte Bianca, la rivista dei panificatori, e altri ancora) e dall'attività di marketing. Aggiungo di essere stato dipendente Eni per 7 anni, a partire dal 1971 al 1978. Anche nell'Eni mi occupavo di attività pubblicistica. "Sottolineo che il provento dell'attività di conferenza svolta per conto di Publitalia rappresentava solo una parte dei redditi di cui potevo disporre. Il 5 aprile 1992, si erano svolte le elezioni politiche che avevano segnato un forte indebolimento della maggioranza parlamentare che si riconosceva nel "pentapartito". Si era poi arrivati all'elezione del nuovo capo dello Stato, dopo una travagliata guerra intestina dei partiti della maggioranza, risolta solo dal trauma conseguito all'attentato che portò alla morte del giudice Falcone. Il nuovo presidente della Repubblica on. Scalfaro, a seguito delle inchieste in corso a Milano tra gli altri su Bettino Craxi, non aveva dato a quest'ultimo l'incarico di fare il governo, contrariamente a quello che tutti si aspettavano. E la presidenza del Consiglio dell'on. Amato si dimostrava debole per tre motivi: le inchieste giudiziarie che colpivano ora questo ora quello degli esponenti dei partiti della maggioranza; la crisi economica che culminerà qualche mese dopo nella clamorosa svalutazione della lira; la fine ingloriosa del famoso decreto Amato con il quale il governo, smentito dal presidente della Repubblica che non voleva firmare, tentava di fermare in qualche modo le indagini su "Tangentopoli". Per queste ragioni il dott. Dell'Utri mi chiese con preoccupazione di aiutarlo a capire sulla base della mia esperienza i possibili scenari politici in movimento. Il dott. Dell'Utri aveva vissuto in modo molto sofferto tutte le vicende che avevano riguardato la regolamentazione della materia radiotelevisiva in Italia, in quanto la Publitalia con il suo grande fatturato viveva come fornitrice di servizi per le televisioni commerciali del gruppo Fininvest. Solo qualche anno prima cinque ministri della sinistra della DC (tra cui l'on. Martinazzoli) si erano dimessi per protesta contro la regolamentazione radiotelevisiva decisa in sostanza dal cosiddetto Caf (Craxi-Andreotti-Forlani). In questa mutata situazione politica Dell'Utri vedeva gravi rischi di una modifica in negativo per il gruppo Fininvest e della Publitalia di questa regolamentazione. Inoltre, Dell'Utri vedeva profilarsi in questo vuoto di potere sia il rischio di elezioni anticipate che spostassero ancora più a sinistra il governo del paese, sia il rischio di un referendum sulla normativa radiotelevisiva. "Dell'Utri voleva perciò una analisi fatta da me per parare con delle iniziative i pericoli di questa situazione. Poiché mi viene richiesto, preciso che la Fininvest manteneva un rapporti privilegiato con l'on. Craxi, pur avendo cura di mantenere buoni legami anche con l'on. Forlani, segretario della Dc, e con il senatore Andreotti, che rappresentava il principale sostegno per Forlani. Com'è notorio, con l'on. Craxi sussisteva un rapporto Personale di amicizia molto stretto con il presidente Silvio Berlusconi, che risaliva agli anni 1973-74-75. In particolare, ricordo che fu Silvano Larini a presentare Berlusconi all'on. Craxi. Da allora i rapporti si sono intensificati, tanto che l'on. Craxi è stato testimone in seconde nozze dell'on. Berlusconi."
D. Vuole riferire in cosa sia consistita l'attività di appoggio del Caf, ed in particolare dell'on. Craxi, in favore del presidente Berlusconi e del suo gruppo? "
R. Al riguardo, mi risulta che l'appoggio si sia concretizzato con specifico riferimento all'attività legislativa nel campo delle telecomunicazioni. Mi spiego meglio. In un primo momento, vi fu un'attività tesa a neutralizzare le iniziative legislative dirette a fornire una regolamentazione del settore e ciò dal 1978-1979, epoca in cui il presidente Berlusconi iniziò a espandersi su questo fronte della televisione commerciale, e sino agli anni 1982-1983".
D. Vuole spiegare come è venuto a conoscenza di questa attività svolta principalmente dall'on. Craxi in favore del presidente Berlusconi e del suo gruppo? "
R. Per poter rispondere debbo richiamare l'iniziativa che detto imprenditore aveva assunto a partire dal '78- 79 di effettuare una interconnessione dei vari programmi che gli aveva consentito, sul crinale della legalità, di poter disporre di televisioni private a diffusione nazionale. Intervenne l'opera di alcuni pretori che avevano considerato questa attività illegale. Fu allora che l'on. Craxi, Presidente del Consiglio pro tempore, aveva emanato un decreto legge con la quale veniva legalizzata l'attività di interconnessione dei programmi, in attesa dell'intervento di una normativa legislativa specifica. Seguì una crisi nel gruppo Fininvest proprio a causa dei provvedimenti dei pretori, di talché decisero di cacciare il dott. Vittorio Moccagatta, in quanto, sebbene fosse il responsabile delle relazioni esterne, non aveva saputo arginare adeguatamente le iniziative dei magistrati. Questi venne sostituito dal dott. Fedele Confalonieri, a cui venne affidato il compito di gestire i contatti con il mondo politico. "Egli in prima battuta si rivolse a me per poter fruire del mio supporto onde essere agevolato nella ricerca dei contatti con appartenenti al mondo politico romano. Ero consapevole che si trattava di una attività temporanea, ma accettai ugualmente l'incarico in vista della remunerazione. Dopo circa un anno venni rimpiazzato da Gianni Letta [...]. "
D. Ci vuole spiegare qual è stata l'evoluzione, sulla base delle sue conoscenze, della vicenda, su cui si è già soffermato nel corso del presente verbale, relativa alla autorizzazione a servirsi dell'interconnessione dei programmi? "
R. Al riguardo, pongo in rilievo che il Governo reiterò il decreto che aveva ripristinato la possibilità di interconnettere. Si arrivò così alla adozione della legge Mammì" nel 1990, che fu preceduta da roventi polemiche e dalle dimissioni di ben 5 ministri della sinistra Dc. Ricordo che l'on. Berlusconi si mostrò intransigente, nel senso che non mostrò alcuna disponibilità a rinunciare alla parità di reti con il settore pubblico. Rammento, in particolare, di avergli sentito dire che la riduzione da tre a due reti per il suo gruppo avrebbe implicato una perdita di competitività non sopportabile, in quanto si venivano a ridurre le entrate a fronte dell'aumento dei costi. Formulò questa valutazione imprenditoriale, se mal non ricordo, un anno prima del varo della Mammì, durante una riunione tenutasi in via Rovani, ove sussiste la sede della Presidenza della Fininvest a Milano. "
D. Vuole spiegare meglio quanto ha già detto con riferimento al suo coinvolgimento nel progetto politico da parte di Marcello Dell'Utri? Dalla lettura del brano in questione si evince che il Dell'Utri aveva una sua idea o meglio ancora un suo progetto che caldeggiava. Perciò, vuole spiegare se il Dell'Utri le avesse indicato determinati obiettivi da raggiungere, o se comunque le avesse tracciato delle direttrici su cui muoversi? "
R. [...] Il dottor Dell'Utri mi prospettò la necessità di individuare nuovi referenti per il gruppo Fininvest in quanto quelli tradizionali non rappresentavano una capacità adeguata alle esigenze. Tra l'incarico che ricevetti di disegnare possibili scenari idonei a raggiungere l'obiettivo divisato trascorse poco tempo. Ricordo che gli prospettai la possibilità di trovare intese con i partiti della sinistra. Questa ipotesi la scartò, in quanto tali forze politiche avevano un rapporto privilegiato con i gruppi imprenditoriali concorrenti riconducibili a "Repubblica" e all'"Espresso", che non avrebbe mai consentito di raggiungere lo scopo. Gli sottoposi l'ulteriore possibilità di coinvolgere o comunque di dar vita ad un legame con la Lega Nord, partito emergente in continua crescita. Dell'Utri si manifestò più possibilista innanzi a questa via, anche se in definitiva ritenne di scartarla, perché si trattava di uomini nuovi che non presentavano adeguata affidabilità. Mostrò, invece, maggiore interesse per la terza ipotesi che gli suggerii, vale a dire il cambiamento all'interno dei partiti tradizionali. Pensavo alla scissione del partito della Dc, come si era ventilato da alcuni settori del medesimo partito, con la creazione di una Dc del Nord da contrapporsi a quella del Sud. Il dottor Dell'Utri, nell'aderire a questa proposta, disse che si rendeva necessario creare un aggregato di quel partito anche al Sud. Tuttavia, in concreto l'idea non sembrava percorribile, perché il potere non poteva essere ceduto da coloro che lo detenevano. Conclusivamente, mostrò di voler privilegiare la quarta via che gli avevo prospettato, vale a dire quella della creazione di un gruppo contenitore. Preciso che tutti questi discorsi che ho riassunto si sono sviluppati nell'arco di un paio di mesi, durante gli incontri che avevamo al Palace Hotel di Milano. Ricordo di aver predisposto degli appunti nei quali avevo esposto le linee delle proposte di cui ho detto. "Con certezza posso dire che Dell'Utri decise di dar corso all'iniziativa "contenitore nel giugno 1992. Il dottor Dell'Utri decise di affidarmi il compito di dar vita a un "processo" accelerato di formazione e di trasformazione dei quadri dirigenti del gruppo Fininvest in dirigenti politici, a far data dalla ripresa del lavoro dopo la sospensione feriale estiva. Preciso di essere stato invitato a metà settembre 1992 a Montecarlo, assieme agli ospiti istituzionali del gruppo, alla tradizionale convention annuale. Fui invitato a partecipare, per "sentire il polso" ai vari dirigenti del gruppo che vi partecipavano. Nel corso della stessa vi fu un discorso del Presidente Berlusconi con cui aveva manifestato forte ottimismo per il futuro imprenditoriale del gruppo. Rammento che questi, nel corso del suo intervento, si era abbandonato a una "parentesi politica", ponendo in rilievo che i nemici erano divenuti più forti, mentre gli amici si erano indeboliti, e che ci si doveva, pertanto, preoccupare. "
D. Vuole spiegare se, prima del settembre 1992, L'on. Berlusconi fosse al corrente del disegno politico del Dell'utri? "
R. Non posso fornire indicazioni precise al riguardo. Non credo, però, che il Dell'Utri agisse all'insaputa del Berlusconi, posto che i due avevano contatti quotidiani. "
D. Quando venne messo l'on. Craxi al corrente del disegno politico? "
R. Per quel che mi risulta, Craxi era stato messo al corrente nel corso della prima domenica di aprile del 1993, durante una riunione tenutasi alle ore 18.00, alla villa di Arcore, alla quale partecipai. Oltre a noi tre, non vi era nessuna persona presente. "
D. Vuole riferire quali rapporti ha avuto con gli on. Berlusconi e Dell'Utri e se nel tempo questi rapporti abbiano subito delle variazioni? "
R. I rapporti con l'on. Berlusconi sono stati di grande amicizia. Ancora oggi posso considerarlo un buon amico. L'on. Berlusconi, in verità, mi ha rimproverato per le mie recenti dichiarazioni, in quanto, a suo dire, avrei violato una intimità relazionale relativa a fatti e confidenze che dovevano rimanere all'interno di Publitalia. Rappresento di essere stato sentito nell'ambito del dibattimento nei confronti dell'on. Dell'Utri, nel corso di un udienza del maggio 1998. In quella sede, i difensori del Dell'Utri mi hanno contestato alcuni episodi idonei, a loro dire, a dimostrare malanimo o acredine da parte mia verso il Dell'Utri. Mi riporto alle risposte e ai chiarimenti forniti in quella sede. Preciso che il testo a cui ho fatto riferimento dal titolo "Un clandestino a bordo" (che racconta la storia di Forza Italia), non è stato ancora pubblicato da parte della Mondadori alla quale lo avevo proposto. "
D. Perché ha deciso di abbandonare Publitalia? "
R. Uscii da Publitalia per volontà formalmente di Dell'Utri, ma sostanzialmente di Berlusconi. Una volta compiuta la trasformazione dei quadri dirigenziali del gruppo in esponenti politici titolari di incarichi e cariche istituzionali, il mio apporto si sarebbe dovuto concretizzare con una collaborazione non più interna alla struttura imprenditoriale, bensì con un rapporto di consulenza con la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Io accettai l'incarico, che non si concretizzò a causa della caduta del Governo. "
D. Vifurono mai motivi di frizione tra lei e gli on. Berlusconi e Dell'Utri? "
R. Con Dell'Utri, che all'interno dei più stretti collaboratori di Berlusconi mi vedeva con una certa simpatia, non c'è mai stato un rapporto di amicizia. E a seguito del comportamento tenuto nei miei confronti nel periodo precedente e seguente alle elezioni del 1994, questi rapporti con Dell'Utri si sono congelati per poi scomparire nel nulla dopo le elezioni del 1996, perché Dell'Utri si è ritenuto colpito da mie prese di posizioni pubbliche riguardanti la nascita di Forza Italia, e io di contro ritenevo che vi fosse dell'ingratitudine nei miei confronti da parte sua. Le mie prese di posizioni pubbliche nascono da un forte malumore personale legato alla mia esclusione dalle liste parlamentari presentate per le elezioni politiche del 1996, esclusione non motivata e non comunicata, sebbene lo stesso Berlusconi personalmente mi avesse dato assicurazioni in tal senso. Ciò provocò in me un forte risentimento che mi portò a determinarmi a scrivere un libro su quella che era stata la mia esperienza e il mio contributo alla creazione di Forza Italia. Io ritengo più responsabile della mia esclusione l'on. Berlusconi, in quanto egli è il padrone del partito. Tuttavia tengo a precisare che, nonostante quello che ritengo un torto patito, non nutro - e posso dirlo con assoluta serenità - alcun motivo di rancore nei confronti degli on. Dell'Utri e Berlusconi. Evidenzio al riguardo che tuttora continuo a mantenere contatti telefonici con quest'ultimo. "
D. Lei ha fatto riferimento a più riprese al progetto politico caldeggiato dall'on. Dell'Utri: sa dire se tale prospettiva sia stata in qualche modo accostata alle stragi di Capaci del 23 maggio 1992 e di via D'Amelio del 19 luglio 1992, tenuto conto che la decisione di dar vita al cosiddetto "partito calderone" è stata assunta nel giugno 1992, poco dopo la prima strage e circa un mese prima della seconda? "
R. Dell'Utri mostrò preoccupazione per queste stragi ed effettivamente collegò il suo progetto politico alle stesse. Il suo timore, che poi era quello dell'on. Berlusconi, consisteva nel fatto che tali fatti delittuosi avrebbero consegnato il paese nelle mani della sinistra, posto che i partiti al governo non avevano saputo dimostrare una capacità di tutelare l'ordine pubblico e i funzionari esposti nella lotta alla criminalità organizzata. Vi fu quindi, una accelerazione sulla tempistica di attuazione del progetto politico per arginare la situazione e cercare di conquistare il potere politico ... ".