giovedì 19 settembre 2013

IL RISVEGLIO



Arriva un momento nella tua vita quando finalmente capisci... Quando nel marasma di tutte le tue paure e ossessioni improvvisamente ti fermi e da qualche parte una voce nella tua testa urla "Basta!"
Basta combattere, piangere e faticare per resistere". E, come un bambino che si calma dopo un pianto capriccioso, i tuoi singhiozzi cominciano a placarsi, sussulti una o due volte, trattieni le tue lacrime e attraverso un manto di ciglia bagnate incominci a vedere il mondo da una nuova prospettiva.

...Questo è il tuo RISVEGLIO.

Realizzi che è il momento di smettere di sperare che qualcosa o qualcuno cambi, o che felicità, sicurezza e salvezza arrivino su un cavallo bianco. Vieni a patti col fatto che non ci sono sempre finali da favola (o inizi da favola) e che qualsiasi garanzia di "vivere felici e contenti" deve incominciare da te. In quel momento un senso di serenità nasce dall'accettazione.

Quindi inizi a farti strada attraverso "la realtà del presente" piuttosto che stare dietro alla "promessa di un domani". Capisci che molto di quello che sei e del modo in cui affronti la vita è, in gran parte, il risultato di tutti i condizionamenti sociali cui sei stata sottoposta nel corso di un'intera vita. E incominci a esaminare tutte le sciocchezze che ti sono state insegnate:
- come dovresti apparire e quanto dovresti pesare,
-cosa dovresti indossare e dove dovresti acquistare,
-dove dovresti vivere e che tipo di macchina dovresti guidare,
-con chi dovresti stare e come ti dovresti comportare,
chi dovresti sposare e perché dovresti rimanerci,
- l'importanza di avere figli e ciò che devi la tua famiglia.
Lentamente incominci ad aprirti a nuovi mondi e differenti punti di vista. E incominci a rivalutare e ristabilire chi sei e in cosa credi. E incominci a scardinare le dottrine che non fanno più parte della tua vita o che non ne hanno mai fatto parte.

Accetti il fatto che non sei perfetta, e che non tutti ameranno, apprezzeranno e accetteranno chi o che cosa sei... e che va bene così, loro hanno diritto ai loro punti di vista. E verrai a patti col fatto che non sarai mai una taglia 40 o un essere perfetto. E smetterai di competere con l'immagine dentro la tua testa. Ti guarderai allo specchio e prometterai a te stessa lo stesso amore incondizionato e supporto che hai dato tanto spesso agli altri. In quel momento un senso di sicurezza nasce dall'auto-accettazione.

E smetterai di muoverti come un mero consumatore ossessionato dal tuo prossimo obiettivo, un nuovo vestito, un nuovo paio di scarpe, o dallo sguardo d'approvazione della famiglia, amici o perfino estranei. In quel momento capisci che è solo nel dare che riceviamo, e che la gioia e l'abbondanza che cerchi nascono dal "dare". E riconosci l'importanza del "creare" e "contribuire" rispetto all'"ottenere" e "accumulare".

E inizi a ringraziare per le semplici cose che hai ricevuto, cose che milioni di persone sulla terra possono solo sognare, cose come un frigorifero pieno, acqua corrente, un letto caldo, la libertà di scegliere e l'opportunità di inseguire i tuoi sogni.

E inizia ad amarti e a prenderti cura di te. Smetti di perseguire comportamenti auto-distruttivi, incluso farti coinvolgere in relazioni disfunzionali. Inizi a seguire una dieta bilanciata, bere più acqua e fare movimento. E poiché avrai imparato che la fatica fiacca lo spirito e crea dubbio e paura, ti darai il permesso di riposare. E così come il cibo è carburante per il corpo, le risate sono carburante per lo spirito e così creerai sempre più occasioni per divertirti.

Imparerai a vivere amore e amicizia: come amare, quanto dare, quando smettere di dare e quando allontanarti. E stringerai solo la mano di un amante che ti ama e ti rispetta veramente arricchendoti con il suo tocco. Imparerai che le persone non sempre fanno quello che pensano o pensano quello che fanno, intenzionalmente o meno, e che non tutti ce la fanno e che non tutto dipende da te. E smetterai di dare la colpa per le cose che ti sono o non ti sono state fatte. E imparerai a mantenere il tuo ego sotto controllo e a riconoscere e reindirizzare le emozioni distruttive che genera: paura, gelosia, risentimento.

Imparerai a dire "ho sbagliato" e a perdonare le persone per le proprie fragilità. Imparerai a costruire ponti invece di muri e il potere curativo dell'amore espresso attraverso una parola gentile, un sorriso o un gesto amichevole.
Allo stesso tempo eliminerai ogni relazione dolorosa che ti impedisce di evolverti. Smetterai di dedicarti così tanto a sistemare i dettagli da mettere le tue esigenze da parte. Imparerai che avere delle richieste va bene e che è tuo diritto desiderare o aspettarti certe cose. E imparerai l'importanza di comunicare i tuoi bisogni con sicurezza e serenità. Imparerai che l'unica croce da portare è quella che tu scegli di portare e che talvolta i martiri vengono bruciati vivi. Quindi imparerai a distinguere tra il senso di colpa e il senso di responsabilità e l'importanza di mettere dei confini e imparare a dire No. Imparerai che non hai tutte le risposte, non è compito tuo salvare il mondo e che qualche volta hai solo bisogno di lasciare le cose così.

Ancora, imparerai a guardare le persone così come sono e non come vorresti che fossero, e starai attenta a non proiettare i tuoi bisogni e le tue insicurezze dentro una relazione. imparerai che non sarai più bella, più intelligente, più amabile o importante grazie all'uomo che starà al tuo fianco o al bambino che porterà il tuo nome. Imparerai che così come le persone crescono e cambiano, allo stesso modo cambiano le relazioni, e che non tutti potranno amarti sempre nel modo in cui vorresti. Quindi smetterai di calcolare il tuo valore in base a quanto amore dai. E improvvisamente capirai che è sbagliato chiedere a qualcuno che viva la sua vita o sacrifichi i suoi sogni solo per servire i tuoi bisogni, alleviare le tue insicurezze, o soddisfare le tue aspettative. Imparerai che l'unico amore che vale la pena dare o ricevere è l'amore che viene dato gratuitamente senza condizioni o limitazioni. E imparerai cosa vuol dire amare. Quindi smetterai di cercare di controllare le persone, le situazioni o i risultati. Imparerai che "stare da soli" non vuol dire "essere soli" e incomincerai a scoprire la gioia di stare un po' con "te stessa". Quindi scoprirai il più grande e soddisfacente tipo d'amore che esiste: amare sè stessi. E così accade che attraverso la consapevolezza, il tuo cuore guarisce e da quel momento tutto è possibile.

Continuando così incomincerai a evitare le persone e le conversazioni negative. E smetterai di sprecare il tuo tempo e le tue energie rivangando la tua situazione con parenti o amici. Imparerai che parlare non cambia le cose e che i desideri non realizzati servono solo a mantenerti intrappolata nel passato. Quindi smetterai di lamentarti di ciò che poteva o doveva essere e prenderai la decisione di lasciarti il passato alle spalle. Quindi investirai il tuo tempo e le tue energie nel fare cambiamenti positivi. Farai un piccolo inventario di tutti i tuoi punti di forza e di debolezza e delle eree che potresti migliorare per progredire, ti porrai degli obiettivi e farai un piano d'azione per chiarirti le idee.

Imparerai che la vita non è sempre giusta e che non sempre ottieni ciò che pensavi di meritare, e smetterai di elencare ogni perdita ed ogni delusione. Imparerai ad accettare che talvolta cose brutte accadono a persone buone e che non c'è un perché.

Smetterai di cercare garanzie, perchè avrai imparato che l'unica cosa su cui puoi davvero contare è l'imprevedibile e che qualsiasi cosa accadrà imparerai a cavartela. E imparerai che l'unica cosa di cui devi davvero aver paura è il peggior nemico di sempre: la paura stessa. Quindi imparerai ad affrontare le tue paure, perché cedere alle paure vuol dire rinunciare a vivere la vita alle tue condizioni. Imparerai tanto da sapere che la vita è influenzata dai i tuoi pensieri e imparerai a ottenere ciò che vuoi e a non rovinare la tua vita con pensieri di indecisione e disperazione.

Quindi imparerai anche qualcosa sul danaro... il potere personale, l'indipendenza e le opportunità che crea. E riconoscerai la necessità di creare un tuo personale benessere. Lentamente, inizierai a prenderti la responsabilità di te stesso e ti farai la promessa di non tradirti mai e di non accontentarti di ciò che il tuo cuore non desidera. E un senso di potere nasce dall'indipendenza.

Vivi con onore e integrità perché questi principi non sono gli ideali di un epoca passata ma le fondamenta su cui costruire la tua vita. E da questo punto in poi inizierai a sorridere, ad avere fiducia e ad essere aperta verso ogni nuova meravigliosa opportunità. Appendi una campana del vento alla tua finestra per ricordare a te stessa quanta bellezza c'è nella semplicità.

Ed infine, con il coraggio nel cuore e con Dio al tuo fianco alzati, fai un bel respiro e inizia a creare la vita che vuoi vivere al meglio delle tue possibilità.

Una parola sul potere della preghiera: in alcuni dei momenti più bui, spaventosi e dolorosi della mia vita, ho pregato, non per avere delle risposte o per ottenere cose materiali, ma per trovare la forza e il coraggio di andare avanti, per affrontare ogni singolo giorno e i miei doveri.

Ricordati una cosa: Tu sei un espressione della divinità. Lo spirito di Dio risiede in te. Apri il tuo cuore, parla a questo spirito divino e lui ti guarirà e guiderà.
Il mio "Dio" non mi ha mai abbandonato.
Sonny Carrol

martedì 10 settembre 2013

Le domande di un non credente al papa gesuita chiamato Francesco

Il pontefice argentino è lo scandalo benefico della Chiesa di Roma. Ma cosa risponderebbe agli interrogativi di un illuminista?
PAPA Francesco è stato eletto al soglio petrino da pochissimi mesi ma continua a dare scandalo ogni giorno. Per come veste, per dove abita, per quello che dice, per quello che decide. Scandalo, ma benefico, tonificante, innovativo.

Con i giornalisti parla poco, anzi non parla affatto, il circo mediatico non fa per lui, non è nei suoi gusti, ma il suo dialogo con la gente è continuo, collettivo e individuale, ascolta, domanda, risponde, arriva nei luoghi più disparati ed ha sempre un testo da leggere tra le mani ma subito lo butta via. Improvvisa senza sforzo alcuno a cielo aperto o in una chiesa, in una capanna di pescatori o sulla spiaggia di Copacabana, nel salone delle udienze o dalla “papamobile” che fende dolcemente la folla dei fedeli.

È buono come Papa Giovanni, affascina la gente come Wojtyla, è cresciuto tra i gesuiti, ha scelto di chiamarsi Francesco perché vuole la Chiesa del poverello di Assisi. Infine: è candido come una colomba ma furbo come una volpe. Tutti ne scrivono, tutti lo guardano ammirati e tutti, presbiteri e laici, uomini e donne, giovani e vecchi, credenti e non credenti aspettano di vedere che cosa farà il giorno dopo.
Di politica non si occupa, non l’ha mai fatto né in Argentina da vescovo né dal Vaticano da papa. Criticò Videla sistematicamente, ma non per l’orribile dittatura da lui instaurata ma perché non provvedeva ad aiutare i poveri, i deboli, i bisognosi. Alla fine il governo, per liberarsi di quella voce fastidiosa, mise a sua disposizione una struttura assistenziale fino a quel momento inerte e lui abbandonò la
sua diocesi ad un vicario e cominciò a battere tutto il paese come un missionario, ma non per convertire bensì per aiutare, educare, infondere speranza e carità.

Due mesi fa ha pubblicato un’enciclica sulla fede, un testo già scritto dal suo predecessore con il quale convive senza alcun imbarazzo a poche centinaia di metri di distanza. Ha ritoccato in pochi punti quel testo e l’ha firmato e reso pubblico.

L’enciclica è alquanto innovativa rispetto ad altre sullo stesso tema emesse dai suoi predecessori. La novità sta nel fatto che non si occupa del rapporto tra fede e ragione. Non esclude affatto che quel rapporto ci sia, ma a lui (e a Benedetto XVI) interessa la grazia che promana dal Signore e scende sui fedeli. La grazia coincide con la fede e la fede con la carità, l’amore per il prossimo, che è il solo modo – attenzione: il solo modo – di amare il Signore. Si sente il profumo intellettuale di Agostino. Più di Agostino che di Paolo. Ma qui andiamo già nel difficile. Si dovrebbe pensare che siano tre i Santi di riferimento per l’attuale Vescovo di Roma (che insiste molto su questa qualifica che accompagna e addirittura precede il titolo pontificale): Agostino, Ignazio, Francesco.

Ma è quest’ultimo che dà al Papa che ne ha preso il nome il connotato più evidente e da lui sottolineato in ogni occasione. Vuole una Chiesa povera che predichi il valore della povertà; una Chiesa militante e missionaria, una Chiesa pastorale, una Chiesa costruita a somiglianza di un Dio misericordioso, che non giudica ma perdona, che cerchi la pecora smarrita, che accolga il figliol prodigo.

Certo, la Chiesa cattolica è anche un’istituzione, ma l’istituzione, come la vede Francesco, è una struttura di servizio, come l’intendenza di un esercito rispetto alle truppe combattenti. L’intendenza segue, non precede. E così siano l’istituzione, la Curia, la Segreteria di Stato, la Banca, il Governatorato del Vaticano, le Congregazioni, i Nunzi e i Tribunali, tutta l’immensa e immensamente complessa architettura che tiene in piedi da duemila anni la Chiesa, Sposa di Cristo.

Questo, finora, è stato il volto della Chiesa. La pastoralità? Certo, un bene prezioso. La Chiesa predicante? La Chiesa missionaria? La Chiesa povera? Certo, la vera sostanza che l’istituzione contiene come un gioiello prezioso dentro una scatola d’acciaio.

Ma attenzione: per duemila anni la Chiesa ha parlato, ha deciso, ha agito come istituzione. Non c’è mai stato un papa che abbia inalberato il vessillo della povertà, non c’è mai stato un papa che non abbia gestito il potere, che non abbia difeso, rafforzato, amato il potere, non c’è mai stato un papa che abbia sentito come proprio il pensiero e il comportamento del poverello di Assisi. E non c’è mai stata, se non nei casi di debolezza e di agitazione, una Chiesa orizzontale invece che verticale. In duemila anni di storia la chiesa cattolica ha indetto 21 Concili ecumenici, per lo più addensati tra il III e il V secolo dell’era cristiana e tra il IX e il XIII. Dal Concilio di Trento passarono più di trecent’anni fino al Vaticano I preceduto dal Sillabo e poi ne passarono ottanta fino al Vaticano II.

I Sinodi sono stati ovviamente molto più numerosi, ma tutti indetti e guidati dalla Curia e dal Papa.

Il cardinale Martini (vedi caso anch’egli gesuita) voleva accanto al magistero del Papa la struttura orizzontale dei Concili e dei Sinodi dei vescovi, delle Conferenze episcopali e della pastoralità. Non fu amato a Roma, come Bergoglio nel conclave che terminò con l’elezione di Ratzinger.

Bergoglio ama anche lui la struttura orizzontale. La sua missione contiene insomma due scandalose novità: la Chiesa povera di Francesco, la Chiesa orizzontale di Martini. E una terza: un Dio che non giudica ma perdona. Non c’è dannazione, non c’è Inferno. Forse Purgatorio? Sicuramente pentimento come condizione per il perdono. «Chi sono io per giudicare i gay o i divorziati che cercano Dio?» così Bergoglio.
* * *
Vorrei però a questo punto porgli qualche domanda. Non credo risponderà, ma qui ed oggi non sono un giornalista, sono un non credente che è da molti anni interessato e affascinato dalla predicazione di Gesù di Nazareth, figlio di Maria e di Giuseppe, ebreo della stirpe di David. Ho una cultura illuminista e non cerco Dio. Penso che Dio sia un’invenzione consolatoria e affascinate della mente degli uomini.
Ebbene, è in questa veste che mi permetto di porre a Papa Francesco qualche domanda e di aggiungere qualche mia riflessione.
Prima domanda: se una persona non ha fede né la cerca, ma commette quello che per la Chiesa è un peccato, sarà perdonato dal Dio cristiano?

Seconda domanda: il credente crede nella verità rivelata, il non credente pensa che non esista alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma una serie di verità relative e soggettive. Questo modo di pensare per la Chiesa è un errore o un peccato?

Terza domanda: Papa Francesco ha detto durante il suo viaggio in Brasile che anche la nostra specie perirà come tutte le cose che hanno un inizio e una fine. Anch’io penso allo stesso modo, ma penso anche che con la scomparsa della nostra specie scomparirà anche il pensiero capace di pensare Dio e che quindi, quando la nostra specie scomparirà, allora scomparirà anche Dio perché nessuno sarà più in grado di pensarlo. Il Papa ha certamente una sua risposta a questo tema e a me piacerebbe molto conoscerla.

Ed ora una riflessione. Credo che il Papa, che predica la Chiesa povera, sia un miracolo che fa bene al mondo. Ma credo anche che non ci sarà un Francesco II. Una Chiesa povera, che bandisca il potere e smantelli gli strumenti di potere, diventerebbe irrilevante. È accaduto con Lutero ed oggi le sette luterane sono migliaia e continuano a moltiplicarsi. Non hanno impedito la laicizzazione anzi ne hanno favorito l’espansione. La Chiesa cattolica, piena di difetti e di peccati, ha resistito ed è anzi forte perché non ha rinunciato al potere. Ai non credenti come me Francesco piace molto, anzi moltissimo, come pure Francesco d’Assisi e Gesù di Nazareth. Ma non credo che Gesù sarebbe diventato Cristo senza un San Paolo.

Lunga vita a Papa Francesco.

martedì 3 settembre 2013

Silvio, Edilnord e la banca della mafia: ricordando i bei tempi andati (prima parte)

silvio berlusconi
Berlusconi Silvio
-R.C.- 3 settembre 2013- Quarant'anni fa esatti nasce la Edilnord sas, per edificare Milano 2.
Una storia con parecchie anomalie. In soci accomandatari, ossia coloro che fisicamente operano sono Silvio Berlusconi, giovane e sconosciuto imprenditore, il commercialista Edoardo Ricciotto ed i costruttori Enrico e Giovanni Botta. I finanziatori del progetto, i soci accomandanti: Il banchiere Carlo Rasinie l'avvocato Carlo Rezzonico, legale rappresentante di Finanzierungesellschaft ag con sede a Lugano, i cui proprietari non hanno mai avuto un nome nè un volto.
Cinque anni dopo, il 29 ottobre 1968, la Edilnord sas diventa Edilnord Centri residenziali sas. Cambia il socio accomandatario, al posto di Silvio, la cugina, Lidia Borsani, mentre la strada dei finanziatori conduce smpre al Canton Ticino, però con nomi ancora più improponibili: Aktiengesellschaft fuer immobilsenlagen in residenzentren ag, sempre Lugano e sempre occulti i soci finanziatori.
E il non ancora Cavaliere? Scompare letteralmente fino al 1975, quando si palesa come presidente della Italcantieri spa, intrapresa, come Silvio ama definirla, costituita nel 1973 dalla fusione di due finanziarie, sempre ticinesi Cofigen sa, retta da Tito Tettamanzi, massone vicino all'Opus Dei, e la Eti ag holding, amministrata dal neofascista Ercole Dolinelli, già indagato per collusione con i narcos colombiani.
A cavallo delle due date, nasce l'immobiliare San Martino, amministrata dal sodale storico di Silvio Berlusconi, Marcello Dell'Utri, anch'essa finanziata da realtà economiche quantomeno discutibili, entrambe nell'orbita della Banca Nazionale del Lavoro: la Servizio Italia diretta dal piduista Gianfranco Graziadei e la Società azionaria finanziaria, amministrata da tale Frederick Pollack, non certo un giovanotto, avendo all'epoca compiuto 86 primavere.
Queste società erogano tra il 1978 ed il 1985, qualcosa come 502 miliardi di lire, garantiti dalla banca Rasini. Vale la pena ricordare che Michele Sindona, prima di essere eliminato, alla domanda su quali fossero le banche utilizzate da Cosa Nostra, risponde "E' una domanda pericolosa, in Sicilia, a volte, il Banco di Sicilia, a Milano, una piccola banca, in piazza Mercanti", la Rasini appunto.
Le conclusioni le ipotizza la procura di Palermo, pur archiviando le indagini in merito: si tratta di capitali mafiosi riconducibili al boss Stefano Bontate. Gli stessi consulenti di Berlusconi, chiamati a valutare alcune operazioni finanziarie, sconsolatamente ne ammettono "L'anomalia e l'incomprensibità".
Intanto il Cavaliere lo ritroviamo nel 1979 quale presidente della Fininvest, un'opera perfetta di 34 holding dalla natura incomprensibile, un capolavoro di matrioska finanziaria. Sempre il quell'anno, la Guardia di Finanza vuole vederci chiaro nella Edilnord Cantieri residenziali. Curiosamente Berlusconi si spaccia per consulente esterno, infatti la società è intestata a Umberto Previti, il padre di Cesare. Queste spiegazioni soddisfano gli investigatori che chiudono l'ispezione. Tutti e tre faranno carriera brillanti carriere.
Ma andiamo con ordine. Silvio Berlusconi nasce a Milano il 29 settembre 1936, in via Volturno, umile casa di ringhiera. Il padre Luigi, assunto come fattorino, lavora come funzionario presso la banca Rasini, dove raggiungerà la qualifica di direttore generale. la famiglia è composta da mamma Rosa, dalla sorella Antonietta e dal piccolo Paolo.
Silvio si iscrive alla facoltà di giurisprudenza alla Statale, per contribuire al proprio mantenimento vende aspirapolveri porta a porta e durante l'estate si  imbarca selle navi da crociera della compagnia Costa, dove canta e l'amico Fedele Confalonieri lo accompagna al pianoforte.
Una ritratto piccolo borghese, una storia normale, ma questa di normale ha ben poco: nulla è chiaro e ben poco è stato chiarito.
Sugli inizi imprenditoriali di Berlusconi il segreto resta privo di smagliature. Un percorso non limpido per coloro che alla ricerca della verità hanno dovuto arrendersi di fronte alla targa di uno studio di legale o di un commecialista svizzero, custodi di fortune colossali piovute addosso ad un giovane imprenditore sveglio ed intraprendente.
Silvio Berlusconi ha sempre sdegnosamente commentato la cosiddetta Prima Repubblica, ma non va dimenticato che ne era uno de potenti, avendo anche all'epoca il vizietto di farsi confezionare leggi ad personam per quanto gli fosse di utilità.
Ciononostante agli inizi degli anno novanta il suo impero scricchiola pericolosamente, migliaia di miliardi di debiti stanno per travolgerlo, le banche così generose e poco avvedute, premono; i mentori di Silvio hanno perso l'autorevolezza di un tempo o sono impegnati a difendersi dalle insidie di fastidiosi impiegati statali: i magistrati. Non gli resta che entrare prepotentemente in prima persona in politica, presentandosi come l'unto dell'antipolitica.
Il suo movimento è creato ad immagine e somiglianza delle aziende di cui è proprietario. Ma agli occhi di un certo elettorato rappresenta una garanzia "E' ricco quindi non ruba". Sarà anche vero, però sistema gli affari di famiglia, quelli delle sue aziende ed in seguito cercherà, riuscendovi a lungo, amettere pezze alle sue disavventure giudiziarie: una lotta senza quartiere contro le procure di Palermo e Milano.
Ma questa è anche storia attuale.