martedì 29 maggio 2012

Sisma Emilia, Protezione civile: 16 morti, 350 feriti


Resta un disperso; potenziate le strutture di accoglienza

Roma, 29 mag. (TMNews) - Si contano 16 vittime, un disperso e circa 350 feriti, secondo l'ultimo bollettino ufficiale della Protezione civile, dopo il sisma che stamattina ha nuovamente colpito l'Emilia Romagna con epicentro nel modenese. A distanza di poche ore dal sisma, il sistema di risposta attivato dal Dipartimento della Protezione civile è pienamente operativo, potenziando quello già esistente in seguito al sisma del 20 maggio, sottolinea il Dipartimento. In particolare, l'istituzione di un altro Centro coordinamento soccorsi a Bologna va a potenziare il modello d'intervento attivato sul territorio. Le organizzazioni nazionali e regionali di volontariato di Protezione civile hanno messo a disposizione ulteriori moduli assistenziali, posti letto e servizi. Oltre ad un ampliamento del 20% della capacità ricettiva delle aree di accoglienza già attivate. Ulteriori risorse provenienti dal sistema regionale. In particolare due moduli da 250 posti messi a disposizione da Anpas - Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze della Lombardia e dall'Ana - Associazione Nazionale Alpini di Treviso sono stati già inviati nei comuni di Novi e di Cento. La Croce Rossa Italiana ha inviato due moduli per 500 posti complessivi a Concordia, mentre aMirandola e a Cavezzo sono destinati due moduli delle regioni Abruzzo e Friuli Venezia Giulia per un totale di 500 posti. Attivati inoltre i moduli campali di Umbria MolisePiemonte e Lazio. Ferrovie dello Stato e Nucleo geni ferrovieri hanno messo a disposizione 8 carrozze che arriveranno in serata nel comune di Crevalcore per ospitare circa 400 persone. Conseguentemente, spiega ancora il Dipartimento, sono stati attivati risorse e mezzi per ospitare oltre 4.000 persone da assistere nelle strutture campali. Sempre da stasera saranno disponibili ulteriori posti in strutture alberghiere grazie al potenziamento degli accordi tra la Regione Emilia Romagna e le associazioni di categoria degli albergatori. A lavoro nelle zone colpite duramente dal sisma sono circa 4.000 unità e 760 mezzi del sistema di Protezione civile. E "tutte le strutture operative stanno lavorando per assicurare alla popolazione coinvolta la massima assistenza e ridurre i disagi di un evento che ha severamente colpito i cittadini ed il territorio". 

Terremoto Italia, ma in Emilia gli edifici non erano stati tutti messi in sicurezza?



terremoto in italia manca una legge antisismica

Il nostro Paese è finito nelle ultime settimane nella morsa della paura e del terrore per le forti scosse del terremoto che hanno causato morti, feriti, distruzioni di case, edifici e aziende. Dopo il terremoto del 20 maggio scorso in Emilia Romagna, la terra è tornata a tremare stamattina alle ore 9 e alle 10,24 con epicentro tra Carpi, Medolla e Mirandola nel modenese. Al momento i morti sono almeno 10. Sono diversi i feriti e la paura per nuove scosse è davvero tanta per una popolazione che era stata già duramente martoriata nove giorni fa. Questi terremoti fanno davvero riflettere e spingono tutti quanti alla riflessione, in particolar modo la classe politica italiana.
Il terremoto di oggi nel Nord Italia spinge ad analizzare la questione sotto diversi punti di vista. Come mai in Italia, a differenza di altri Paesi occidentali e ricchi, i terremoti hanno ancora effetti così devastanti? Perché nel nostro Paese si cerca di ricorrere ai ripari, spesso e volentieri anche in modo sbagliato, solo dopo che si sono verificate le tragedie?
Le leggi antisismiche in Italia hanno sempre fatto acqua da tutte le parti anche perché le pressioni delle lobby dei costruttori e degli ingegneri, che hanno sempre chiesto più tempo per adeguarsi alle novità per paura dell’aumento dei costi, hanno fatto sempre centro sia su esecutivi di centrodestra che di centrosinistra. Le regole più stringenti introdotte negli ultimi anni per garantire la durata e la resistenza degli edifici ai terremoti e alle altre catastrofi naturali spesso e volentieri non vengono applicate poiché si preferisce andare avanti con proroghe annuali piuttosto di salvaguardare un bene prezioso e inestimabile: la vita delle persone.
In Giappone, come anche in altri Paesi ricchi, si verificano spesso e volentieri terremoti di gravi intensità che non causano danni alle persone e neanche alle abitazioni poiché le leggiantisismiche sono rigide e soprattutto vengono applicate da tutti senza ricorrere allo stratagemma delle proroghe per andare incontro agli interessi dei costruttori e degli ingegneri. In Italia invece le persone perdono la vita anche sul luogo di lavoro per il crollo dei capannoni, come è successo in Emilia Romagna con il terremoto del 20 maggio scorso.
Ma queste ultime scosse di terremoto di oggi in Emilia Romagna devono indurre a far riflettere tutti non solo sotto il profilo geofisico (e cioè perché la Terra continua a tremare?) ma anche dal punto di vista delle responsabilità istituzionali e politiche dato che dopo la prima scossa del 20 maggio scorso gli edifici dovevano di regola essere stati messi in sicurezza. Invece? Non si è fatto il necessario o il minimo indispensabile visto che le persone morte stamattina sono di più di nove giorni fa e i danni a case e aziende sono molto ingenti. I politici parlano tanto e spesso di prevenzione, ma alla fine si fa poco o nulla a discapito dei cittadini, che pagano imposte e tassesalatissime per mantenere la vecchia politica e per non avere in cambio neanche servizi adeguati.
Una situazione intollerabile e inaccettabile per un Paese occidentale e avanzato come l’Italia. Come vergognoso è stato il decreto legge n.59/2012 in materia di riordino della protezione civile, che è stato pubblicato qualche settimana fa sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e che consente allo Stato di lavarsi le mani e non pagare i danni alle vittime dei terremoti e di altre catastrofi naturali.

FORTI SCOSSE DI TERREMOTO IN EMLIA LA SCOSSA DELLE ORE 9:00 HA AVUTO UNA MAGNITUDO DI 5,8 ORA E' IN CORSO UNO SCIAME SISMICO MOLTO INTENSO


ATTENZIONE !
Se qualcuno ha notato strani fenomeni prima durante o dopo il terremoto, seguite le istruzioni su questa paginaclicca qui
FORTI SCOSSE DI TERREMOTO IN EMLIA
LA SCOSSA DELLE ORE 9:00 HA AVUTO UNA MAGNITUDO DI 5,8
ORA E' IN CORSO UNO SCIAME SISMICO MOLTO INTENSO
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NELLA ZONA EPICENTRALE CI SONO STATI DEI CROLLI E IL NUMERO DEI MORTI E' SALITO A 10
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Santiago Del Estero Prov., Argentina
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martedì 22 maggio 2012

Il fallimento di un ominicchio. Pdl depresso dopo voto. E Berlusconi cova svolta antipolitica

Fra idee smantellare e rilanciare con società civile.Ex An ignari



Roma, 23 mag. (TMNews) - Anche nelle migliori famiglie c'è chi conserva un segreto. Figurarsi nel Pdl, dove il clima è pessimo e le recenti amministrative hanno fotografato il crollo verticale che neanche il 'mago' dei numeri Denis Verdini, oggi riunito a via dell'Umiltà con lo stato maggiore del partito, è riuscito carte alla mano ad addolcire. Un clima che alimenta sospetti e spinge le varie anime a organizzarsi, ciascuna ignorando le mosse delle altre. Confusione, tanta, ma anche progetti covati da settimane. Fra questi, grande attenzione mediatica è riservata alla "grande novità politica" annunciata da Alfano, della quale hanno ragionato il segretario con Silvio Berlusconi. Pochi altri conoscono i contorni della svolta, anche perché esistono diverse gradazioni dell'annunciata 'rivoluzione', nessuno tra gli ex An. Una di queste, la più estrema, prevederebbe lo smantellamento del partito. E' solo, un'ipotesi, al momento, neanche troppo chiara allo stesso Berlusconi e ad Angelino. E' riassumibile nella formula "cavalcare l'antipolitica". Passerebbe da un totale azzeramento dei vertici del partito, comporterebbe la cancellazione dei coordinamenti regionali e la contestuale ascesa - in un nuovo soggetto politico nuovo di zecca - di esponenti della società civile. Personalità 'non politiche', insomma. I sondaggi 'quotano' una forza così plasmata fra il 15 e il 20%. Una rete discreta di fidati berlusconiani lontani dalla prima linea del Palazzo si dovrebbe occupare di reclutare la nuova classe dirigente. Una sorta di 'grillismo' berlusconiano per la Terza Repubblica, da varare presto e comunque entro l'estate, che però al momento resta sul tavolo, come una delle tante possibili strategie, in attesa che il Cav decida di muovere un passo. E intanto scoramento e ironia si mischiano in un Trasatlantico trasformato in sfogatoio. Sfogatoio, perché anche alla Camera nessuno nasconde più lo sbandamento. Ironia sulla svolta imminente che però tarda ad arrivare, ironie sull'atteggiamento del segretario. Intanto gli ex An anche in queste ore continuano a riunirsi e ragionare sulla possibilità di dar vita a un contenitore 'neo conservatore', magari a guida Meloni. Guido Crosetto lascia intendere la volontà di lanciare l'idea di primarie aperte per la premiership. Resta sul tavolo anche la soluzione di una federazione, una spacchettamento controllato per salvare il salvabile. E si teme Montezemolo, che in fondo lavora sulla società civile come sogna di fare il Cav. Proprio Berlusconi, che ieri ha rinunciato a riunire i vertici del partito e ipotizza di incontrarli domattina, prima della trasferta Ppe a Bruxelles. Ha ragionato del futuro con il segretario, che a sua volta ha riunito a via dell'Umiltà gli altri dirigenti per una sconsolata analisi dei dati elettorali. Sul tappeto, comunque, restano differenti ipotesi. Perché conta anche l'evolvere della crisi economica e il conseguente rapporto con il governo Monti. Ma l'idea di fare concorrenza a Grillo, sognando il ritorno alle origini, una forza per certi versi antipolitica e strettamente legata al mondo di internet e dei social network, è nella testa di un Cavaliere che però, ad alcuni dirigenti, non nasconde le difficoltà del progetto e la tanta confusione dell'intero quadro politico. Tom MAZ

Il Giudizio Universale


Giudizio Universale



Il Giudizio Universale è un affresco della Cappella Sistina situato sulla parete retrostante l’altare, progettato e realizzato da Michelangelo Buonarroti tra il 1533 e il 1541, su commissione di Clemente VII e concluso durante il pontificato di Paolo III.
La realizzazione di un’opera così grande, 13,7 metri per 12,2, richiese mesi di preparazione, dalla predisposizione delle bozze alla costruzione dell’impalcatura.
Michelangelo affrontò notevoli inconvenienti: la modifica dell’inclinazione della parete, che doveva essere angolata verso l’interno in modo tale da evitare il deposito di polvere durante le fasi di realizzazione e la presenza di precedenti affreschi, quali quelli del Perugino, i quattro dei pontefici a lato delle due finestre e le lunette affrescate dallo stesso Michelangelo circa vent’anni prima. Opere che dovevano essere distrutte per far posto all’immenso affresco.
Un’opera così imponente metteva alla prova il sessantenne maestro che tuttavia preferì lavorare da solo, opponendosi al tentativo di Sebastiano del Piombo di lavorare ad olio. I lavori preparatori e la costruzione del ponteggio furono molto lunghi tant’è che si protrassero fino ad aprile del 1536, ritardi che furono dovuti soprattutto a causa delle dispute con il Del Piombo.
La demolizione del precedente strato di intonaco avvenne il 25 gennaio del 1536 sul quale venne applicato lo strato di mattoni.
Volendo ripartire l’affresco in tre grandi fasce orizzontali, si vedono: le lunette nella parte superiore, sinistra e destra; la parte centrale con il Cristo benedicente al centro; la zona inferiore con gli angeli annunciatori e l’inferno.
giudizio universale particolare
Le lunette presentano i simboli della passione di Cristo, in quella di sinistra è raffigurato l’Arcangelo Gabriele (?) con i capelli biondi che regge sulle spalle la croce; in basso, invece, vediamo una formazione di quattro apteri (angeli senza ali), tra i quali emerge il primo sinistra che ha tra le mani la corona di spine. I volti e i corpi degli angeli sono illuminati e vestiti con colori accessi
con gli sguardi rivolti tra il centro del dipinto e lo spettatore.



                                                           Nella lunetta di destra sono

 raffigurati cinque apteri che innalzano la Colonna della flagellazione ai quali accorrono in aiuto altri tre.
Notiamo un aptero alla destra della colonna nell’atto di raggiungerla con in mano il bastone su cui fu posta la spugna per l’aceto. Sullo sfondo un'altra figura che regge la scala utilizzata per deporre il Cristo sulla croce.
giudizio universale particolareLa  parte centrale del dipinto presenta in primo piano il Cristo benedicente con la Vergine alla sua destra attorniato dai Santi, Apostoli, Profeti, Sibille e Martiri.
Partendo da sinistra una delle figure poste in primo piano, secondo alcune ipotesi, è Niobe (o Eva o la Chiesa) (?) vestita con una veste verde ai cui piedi è raffigurata una donna.
cristo benedicente giudizio universale
Proseguendo verso il centro, si vedono San Giovanni Evangelista (o Adamo), di spalle Sant’Andrea (lo si riconosce dalla croce che regge con la mano destra), seguono la Vergine ed il Cristo. Ai piedi di quest’ultimo, a sinistra, troviamo San Lorenzo con una scala, mentre a destra San Bartolomeo, che con la mano destra regge un coltello e con la sinistra la sua pelle, l’autoritratto anamorfico di Michelangelo.

particolare giudizio universaleSempre alla sinistra del Cristo troviamo con la barba bianca San Pietro con in mano le chiavi del Paradiso e vicino San Giovanni Battista (?), infine si distingue all’estrema destra Cireneo che sorregge una croce.
In basso a quest’ultimo un gruppo costituito da Disma, San Sebastiano, Mosè, San Biagio e Santa Canterina.

giudizio universale angeli annunciatoriLa parte inferiore si suddivide in due sottoscene, la prima con gli angeli annunciatori, ed in basso lo scenario infernale. Al centro, con la tromba l’Arcangelo Michele che sfoglia il Libro degli eletti.
<<8:2 Poi vidi i sette angeli che stanno in piedi davanti a Dio, e furono date loro sette trombe.
8:3 E venne un altro angelo con un incensiere d'oro; si fermò presso l'altare e gli furono dati molti profumi affinché li offrisse con le preghiere di tutti i santi sull'altare d'oro posto davanti al trono.
8:4 E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio insieme alle preghiere dei santi.
8:5 Poi l'angelo prese l'incensiere, lo riempì del fuoco dell'altare e lo gettò sulla terra. Immediatamente ci furono tuoni, voci, lampi e un terremoto.
8:6 I sette angeli che avevano le sette trombe si prepararono a sonare.>>

giudizio universale inferno
Sulla sinistra si vede l’ascesa di questi, mentre a destra si trova la rappresentazione dell'Inferno, sullo sfondo di un cielo rosso di fiamme. Caronte impugna dei remi e insieme ai demoni percuote e obbliga a scendere i dannati dalla sua imbarcazione per condurli davanti a Minosse, con il corpo avvolto dalle spire del serpente.
<<11:10 Gli abitanti della terra si rallegreranno di loro e faranno festa e si manderanno regali gli uni agli altri, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra.
11:11 Ma dopo tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro; essi si alzarono in piedi e grande spavento cadde su quelli che li videro.
11:12 Ed essi udirono una voce potente che dal cielo diceva loro: "Salite quassù". Essi salirono al cielo in una nube e i loro nemici li videro.>>
(Tratto da l’Apocalisse di Giovanni, Nuovo Testamento)
L’affresco si presenta come un complesso fermo immagine così come raccontato dalle Sacre Scritture, immediato si pone davanti agli occhi dello spettatore il contrasto tra il sublime dell’alto dei cieli e l’ambiente blasfemo dell’inferno.
Intensa è la reazione dello spettatore alla brutalità dell’immagine: la disperazione e l’angoscia sul volto dei dannati, la costrizione fisica che percuote le carni di chi già conosce il suo infausto destino,  la consapevolezza del dovere di arresa alla scelta di Dio.
<< 14:6 Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante il vangelo eterno per annunziarlo a quelli che abitano sulla terra, a ogni nazione, tribù, lingua e popolo.
14:7 Egli diceva con voce forte: "Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l'ora del suo giudizio. Adorate colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le fonti delle acque".
14:8 Poi un secondo angelo seguì dicendo: "Caduta, caduta è Babilonia la grande, che ha fatto bere a tutte le nazioni il vino dell'ira della sua prostituzione".
14:9 Seguì un terzo angelo, dicendo a gran voce: "Chiunque adora la bestia e la sua immagine, e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano,
14:10 egli pure berrà il vino dell'ira di Dio versato puro nel calice della sua ira; e sarà tormentato con fuoco e zolfo davanti ai santi angeli e davanti all'Agnello".
14:11 Il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli. Chiunque adora la bestia e la sua immagine e prende il marchio del suo nome, non ha riposo né giorno né notte.
14:12 Qui è la costanza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù.
14:13 E udii una voce dal cielo che diceva: "Scrivi: beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono". >>

(Tratto da l’Apocalisse di Giovanni, Nuovo Testamento)

lunedì 21 maggio 2012

Contro i suicidi per debiti la Cei invoca uno "sportello amico"


Il cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione all'assemblea generale dei vescovi italiani difende a spada tratta l'operato del Governo Monti e non risparmia critiche ai recenti tentennamenti dei partiti di maggioranza
 
 

Il card. Bagnasco
Il cardinale Angelo Bagnasco

 
Roma, 21-05-2012
"Stupisce l'incertezza dei partiti che, dopo una fase di intelligente comprensione delle
difficoltà in cui versava il Paese, ma anche delle loro dirette responsabilità, paiono a momenti volersi come ritrarre". Il cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione all'assemblea generale dei vescovi italiani difende a spada tratta l'operato del Governo Monti e non risparmia critiche ai recenti tentennamenti dei partiti di maggioranza.
I meriti del Governo del Presidente
"Si doveva cambiare. Si deve cambiare. Di qui l'iniziativa governativa di messa in salvo
del Paese, in grado di scongiurare il peggio", ha detto il cardinal Bagnasco. "Se parlare di declino spaventa, e forse non è neppure giusto, bisogna almeno dire che è necessaria una generale ricalibratura dell'idea del vivere personale e collettivo, riconoscendo che, ieri, qualcosa di importante ci era sfuggito o era stato sottovalutato".
Priorità
"C'è bisogno di lavoro, lavoro, lavoro", ha detto Bagnasco aprendo, in Vaticano, l'assemblea generale della Cei. "Non smetteremo di chiederlo, tanto il lavoro è connesso con la dignità delle persone e la serenità delle famiglie".
Furbizie 
"I recenti risultati elettorali non possono incentivare involuzioni del quadro della
responsabilità politica, né demagogie e furbizie, grossolane o sottili che siano. Riconoscendo le persone oneste e perbene che - indubbiamente - ci sono e operano con impegno nel quadrante politico, non si può tacere però di quanti, lasciandosi andare a pratiche corruttive, a ragione vengono oggi ritenuti alla stregua
di 'traditori della politica' ".

Lo svilimento della politica
"Il latrocinio, in questo caso, riveste una duplice gravità: in sé e per il furto di ideali che esso rappresenta", ha proseguito Bagnasco. "La politica è, invece, arte nobile e necessaria per servire la giustizia di un Paese, mentre ogni corruzione - in qualunque ambiente si consumi - è un tradimento del bene comune. Vorremmo davvero che i partiti, strumenti indispensabili alla gestione della polis, profittassero di questa stagione per produrre mutamenti strutturali, visibili e rapidi, nel loro costume politico e nella stessa offerta politica. E' la gente che aspetta di vedere dei segni concreti, immediati ed efficaci".
L'illusione europea
"Un'Europa che non diventi anche avventura culturale e spirituale non riuscirà a plasmare il sentimento di appartenenza, e non sarà mai una comunità di destino - ha detto ancora Bagnasco - Ci vuole il coraggio di un'autocritica condotta a partire dal momento in cui si abbandonò il termine comunità per quello più banale di unione, e si censurarono le radici cristiane obiettivamente storiche del Continente, ritenendola una reticenza di stile del tutto ininfluente. E' quel vuoto invece che oggi non mobilita, perché non si ha nulla per cui riconoscersi". E' l'analisi del cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione d'apertura dell'assemblea generale della Cei, il 'parlamento' dei
vescovi italiani.
Deriva laicista
"A noi preme rilevare un certo senso di delusione che oggi circonda l'Europa, ma anche l'illusione, forse, di poter annegare o confondere le debolezze nazionali in una realtà più grande. Un calcolo miope che oggi si paga a caro prezzo. Manca una visione
di ciò che desideriamo dall'Europa, e c'è piuttosto la sensazione che abbia diritto di circolazione solo ciò che è negazione del passato e si presenta con una cifra apparentemente neutrale, illusoriamente progressista, ma chiaramente laicista".

domenica 20 maggio 2012

Terremoto in Emilia, morte dei turnisti nei capannoni accartocciati

Sotto le macerie Nicola Cavicchi, Leonardo Ansaloni, Gerardo Cesaro e Naouch Tarik che si era messo in salvo ma poi è rientrato

SANT'AGOSTINO (Ferrara) - Poteva essere una strage di fedeli se la terra avesse tremato così solo qualche ora dopo. Ricca di chiese e di campanili in parte crollati, questa landa padana di confine fra Emilia, Lombardia e Veneto, così piatta da non scorgere all'orizzonte neppure una collina, ha scritto invece la pagina più nera degli operai della notte. Ben prima che sorgesse il sole Nicola Cavicchi, Leonardo Ansaloni, Gerardo Cesaro e Naouch Tarik erano tutti al lavoro, chi a scaricare lastre di alluminio, chi alle prese con i forni delle ceramiche, chi a controllare il polistirolo. Tutti turnisti dalle 20 alle 6 del mattino, sotto i rispettivi capannoni, così movimentati e assordanti da non accorgersi della prima scossa, quella dell'una di notte. «Non l'abbiamo sentita, c'era il rumore delle presse», ha detto Ghulam Murtaza, il miracolato della Tecopress. Tutti assunti, regolari, Ansaloni e Casaro con moglie e figli da mantenere, i più giovani Cavicchi e Tarik con il sogno della famiglia. «Nicola si era fatto un mutuo e una casa e voleva sposarsi, pensava a questo» ha detto suo fratello Cristiano. «Naouch stava aspettando il ricongiungimento con sua moglie Widad, risparmiava per questo», sospirava il papà del giovane marocchino. Per questo lavoravano anche di notte, anche il sabato notte. Eppure la domanda che molti si facevano domenica mattina davanti alle macerie era quella sospetta: come mai sotto i capannoni alle quattro del mattino?
LE VITTIME

Naouch Tarik, 29 anniNaouch Tarik, 29 anni
NAOUK —Si chiamava Naouch Tarik, aveva 29 anni ed era arrivato nel 1994 in Italia da Beni Mellal, Marocco, con papà Mustafà e mamma Fatiha. Operaio da sei anni della Ursa di Bondeno, una fabbrica di polistirolo, sabato notte non ce l’ha fatta a sfuggire al crollo. Dopo essere uscito perché tremava tutto, dice un suo collega, Naouch è tornato nel capannone a riprendere qualcosa o forse a chiudere il gas. «Sostituiva il capoturno, si sarà sentito responsabile. Mi hanno detto che gli è caduto addosso qualcosa », sussurra il padre con gli occhi lucidi, mentre poco più in là la madre urla di dolore e il fratello Hassan scuote la testa. E mentre lo dice la terra sussulta forte un’altra volta, alle 15 e 18, anche se lui non ci fa più molto caso: «Naouch era importante per me», ripete. Vivono in una grande casa immersa nelle campagne modenesi di Bevilacqua. Ci sono anche le due sorelle, un cognato e un’altra ventina di persone fra cui il console del Marocco a Bologna, Driss Rochdi. Il cognato alza un po’ i toni: «Voglio capire perché la struttura non ha retto». Il console usa la diplomazia: «Un grande dispiacere, confido nelle autorità italiane». Naouch, dicono tutti, era persona allegra e sportiva. Aveva chiesto da poco la cittadinanza italiana perché voleva portare a Bevilacqua Widad, la sua giovane moglie marocchina. Rimasta vedova a 18 anni.

La fabbrica dove è morto Gerardo Cesaro, 55 anniLa fabbrica dove è morto Gerardo Cesaro, 55 anni
GERARDO —Era l’uomo del muletto, l’operaio più esperto, 55 anni, una vita nella Tecopress di Dosso, fabbrica a ciclo continuo di lamierati per macchine. E lui, alle quattro del mattino si trovava al centro del capannone con il suo mezzo a caricare lastre di alluminio. L’ultima, drammatica corsa di Gerardo Cesaro di Molinella, sposato con due figli, la racconta l’operatore pachistano delle presse, Ghulam Murtaza: «A un tratto si è mosso tutto, una cosa forte, molto forte, mi sono detto è finita e siamo scappati fuori. Gerardo era sul muletto, l’ha fermato e anche lui ha iniziato a correre. Ma era indietro. Appena siamo passati dalla porta è venuto giù tutto. Lui era vicino all’uscita ma non è riuscito a evitare le lamiere che hanno distrutto tutto, anche la mia macchina parcheggiata fuori». Murtaza ha 40 anni, una moglie, quattro figli e 1.400 euro al mese di stipendio. «Gerardo era un uomo molto bravo e molto gentile». Per la notte, che sarebbe finita alle sei, lavoravano in dieci. Fra questi anche il nigeriano Casmir Mbanoske, che il titolare dell’azienda, Sergio Dondi, ha accompagnato a casa ieri insieme con Murtaza, rimasti appiedati. Siccome nessuno dei suoi connazionali l’ha più rivisto, una decina di amici di Casmir hanno protestato fuori e dentro i cancelli della Tecopress. «Stiano tranquilli, il loro amico prima o poi si farà rivedere », hanno tentato di tranquillizzarli i carabinieri.
Nicola Cavicchi, 35 anniNicola Cavicchi, 35 anni
NICOLA —Era stata una sua piccola conquista quella del turno di giorno alla «Ceramica Sant’Agostino». Ma venerdì e sabato a Nicola Cavicchi è toccata la notte. Un piacere al collega che non poteva andare al lavoro, una fatale sostituzione. L’hanno trovato sotto una trave del reparto altoforni, crollato con la scossa delle 4 del mattino. Senza vita. «Nicola è morto sul colpo — non ha dubbi suo fratello Cristiano —. Bastava qualche metro più in là e forse si sarebbe salvato». Perito elettrotecnico, 35 anni, ferrarese di San Martino, Nicola era stato assunto come manutentore. «Aveva provato per un po’ a fare l’elettricista in proprio, ma alla fine i conti non tornavano». Il suo pallino era il calcio. Accanito tifoso del Milan, ha giocato fino allo scorso anno come difensore di fascia del San Carlo, una squadra dilettantistica locale. Altra passione, il mare. «Andava ai Lidi Ferraresi il fine settimana. Ricordo che venerdì scorso, dopo aver accettato la sostituzione, ha guardato le previsioni, ha visto due gocce sull’Adriatico e ha detto "ma sì, non mi perdo un granché"». Sognava una famiglia. «Si era fatto anche la casa, sotto la mia, pensando di sposarsi con la fidanzata ma poi gli è andata male e si sono lasciati». Domenica notte alle 4.15 Cristiano ha iniziato a chiamarlo: «Ma lui niente, niente, niente...».

Le macerie dell'altoforno dove è morto Leonardo Ansaloni, 51 anniLe macerie dell'altoforno dove è morto Leonardo Ansaloni, 51 anni
LEONARDO — Era la prima notte in fabbrica dell’operaio Leonardo Ansaloni, addetto agli altoforni. È stato sorpreso dal crollo del tetto mentre tentava la fuga con il collega Nicola Cavicchi. Entrambi dipendenti della Ceramica Sant’Agostino che con i suoi 380 addetti rappresenta il colosso industriale di questo piccolo centro nato fra i campi di grano del Ferrarese. Cinquantuno anni, originario di Bondeno, viveva a Sant’Agostino con la moglie Gloria e i loro due figli di 8 e 18 anni. Lavoro pesante il suo, conduttore dei forni ceramici, cioè cuoco delle lastre da pavimento e rivestimento che l’azienda produce e distribuisce in mezzo mondo. A differenza di Cavicchi, per il quale i primi soccorritori hanno capito subito che non c’erano margini di salvezza, Ansaloni è rimasto aggrappato alla vita per un po’. Poi, in mattinata, il cedimento. Il responsabile di stabilimento non si dà pace: «Giovanni è corso a chiamarmi dicendomi che erano rimasti sotto, ma io non riuscivo ad aiutarli». Giovanni è Giovanni Grossi che si trovava con loro nell’ala vecchia dello stabilimento ed è il miracolato della notte. Davanti agli occhi dei dirigenti rimane un immenso groviglio di legno, ferro e ceramica. C’è chi piange, chi si dispera, chi tace. «È una lama nel cuore di Sant’Agostino».
 
Andrea Pasqualetto21 maggio 2012 | 8:13

Andrea Pasqualettoè il miracolato della notte. Davanti agli occhi dei dirigenti rimane un immenso groviglio di legno, ferro e ceramica. C’è chi piange, chi si dispera, chi tace. «È una lama nel cuore di Sant’Agostino».

Andrea Pasqualetto

sabato 5 maggio 2012

VIAGGIO NELL’APOCALISSE -00- Introduzione

Pubblicata da Giuseppe Di Gesù il giorno mercoledì 9 novembre 2011 alle ore 7.57 
 

Pretendere di descrivere l’Apocalisse dell’apostolo San Giovanni non è facile, ma l’interpretarla potrebbe sembrare temerario.
Apocalisse è una parola di etimologia greca e vuol dire ‘Rivelazione’. E’ un’opera profetica, non solo nel senso proprio del termine che equivale a ‘ispirata’, ma anche nel significato più comune per cui essa ‘profetizza’ avvenimenti destinati ad avverarsi in futuro, e più in particolare i fatti determinanti della storia dell’uomo e del mondo.
Essa pertanto, con un altro termine di etimologia greca, viene dunque detta opera ‘escatologica’, cioè concernente le ‘ultime cose’ sulle sorti dell’Umanità.
Come le profezie escatologiche dell’Antico Testamento, anche l’Apocalisse parla un linguaggio simbolico e velato.
Essa – oltre a seguire un certo percorso narrativo cronologico che tuttavia non è sempre facile riconoscere nei suoi vari collegamenti ed intersecamenti – si esprime sovente con immagini dal significato allegorico.
Queste si sono prestate a diverse ed anche errate interpretazioni, influenzate non di rado dagli avvenimenti che caratterizzavano i periodi storici in cui i suoi esegeti di volta in volta si trovavano a vivere.
Nell’Apocalisse vengono descritti fatti con una simbologia e delle immagini talvolta caratteristiche delle precedenti profezie escatologiche dell’Antico Testamento, ciò non di meno – per esplicita e ribadita dichiarazione di Gesù contenuta nel suo testo - essa si riferiva ad avvenimenti contemporanei all’epoca in cui San Giovanni l’aveva scritta ma soprattutto ad eventi futuri.
Certe immagini possono fare pensare ad eventi del passato perché questi sono ‘figura’ di altri fatti simili che possono nuovamente ripetersi nel futuro, come se ci trovassimo di fronte ad una serie di corsi e ricorsi storici.
La storia insomma si ripete e, all’uomo dalla memoria corta, Dio ricorda quanto avvenuto in passato per metterlo in guardia su quanto potrebbe accadere nuovamente in futuro se egli commettesse gli stessi errori nonostante i suoi richiami paterni.
L’Apostasia e corruzione dell’Umanità che portarono al Diluvio universale sono figura della Apostasia e ‘gran tribolazione’ dell’Epoca Anticristica, e quest’ultima è a sua volta figura di un’altra situazione ancora peggiore che porterà Dio a decretare la fine della Storia dell’Umanità quando Satana si scatenerà non più attraverso l’Anticristo, ormai vinto tanto tempo prima, ma direttamente, di ‘persona’, nella Guerra di Gog e Magog per uscirne definitivamente sconfitto.
Poiché il futuro viene prospettato con immagini grandiosamente drammatiche per l’Umanità, come ad esempio la descrizione della distruzione di ‘Babilonia’, la ‘gran città’, ecco che il termine ‘apocalittico’ è diventato sinonimo di ‘catastrofico’.
Non deve stupire questo modo ‘cifrato’ che Dio utilizza talvolta nel messaggio apocalittico ed escatologico per comunicare con gli uomini.
Ci potremmo chiedere come mai, se Dio ci vuole comunicare qualcosa che concerne il nostro futuro, non lo faccia in maniera chiara ed intelleggibile da tutti.
Dio lascia infatti capire all’uomo quanto gli è sufficiente per sapere come condursi. Egli gli indica la direzione della strada da prendere, il punto cardinale, lasciandolo poi libero di seguire il percorso che egli ritiene più confacente alle sue scelte di vita.
Dio – conoscendo la nostra fragilità psicologica di esseri umani e volendo per amore la nostra serenità – ci vieta la conoscenza piena del futuro, e così facendo ci lascia privi di condizionamenti ‘esterni’ così da non menomare la nostra libertà di azione che è il punto di riferimento sulla cui base poi Egli emette i suoi giudizi.
Se Dio ci rivelasse infatti il futuro con evidenza tale da essere del tutto conoscibile e quindi con tutta evidenza ‘credibile’, le nostre scelte di vita sarebbero condizionate ‘violentemente’ da questa conoscenza anticipata, e noi non saremmo più ‘liberi’.
E’ tuttavia la libertà quella che rende la vita degna di essere vissuta. E’ nella libertà che riposa la dignità dell’uomo. E’ sempre nella libertà che l’uomo può decidere di fare il bene o il male, ed è grazie ancora alla libertà che l’uomo viene da Dio premiato o punito nell’Aldilà in base a come egli si è liberamente condotto nella vita dell’Aldiqua.
Dunque il Dio nell’Apocalisse ci avvisa, ci fa intuire, ma non ci svela tutto. Ci mette sulla strada, stimola la nostra fantasia e perspicacia, ma lascia a noi trarre le conclusioni.
Dio si rivelò ai Profeti parlando nel loro pensiero, trasmettendo loro il Suo pensiero.
Se Dio fece l'uomo a sua immagine e somiglianza - e se la somiglianza non poté consistere nel corpo, poichè Dio non ha corpo ed è puro Spirito, cioé Logos - come potè mai Dio parlare ai Profeti se non ‘comunicando’ con la loro mente ed il loro ‘spirito’ con il suo Spirito?
Ecco, Dio - Spirito, Pensiero, Volontà, Potenza - parlò ai suoi figli, ai Profeti, con il Pensiero, trasmettendo loro telepaticamente il suo pensiero.
Perchè ai Profeti? Perchè erano dei 'giusti' e perchè, sapendo Egli in anticipo che essi sarebbero stati - di proprio - dei giusti, conferì loro dei doni, in particolare il dono di saper cogliere ancora meglio la sua parola.
I giudizi di Dio sono imperscrutabili, Egli vede dove l'uomo non vede, i nostri 'perchè' per Lui non esistono, i nostri 'perchè' sono il segno della nostra incapacità di capire.
Guai se capissimo troppo. Con una comprensione 'superiore', degeneri come siamo ormai a causa delle conseguenze del Peccato originale, faremmo cose ancora più terribili di quante non ne facciamo già adesso.
Dio doveva, attraverso i profeti, trasmettere agli uomini decaduti, imbarbariti, impoveriti intellettualmente e spiritualmente, il senso della loro origine spirituale, il loro essere figli di Dio.
I Profeti dell’Antico Testamento dovevano ricordare agli uomini di essere Figli di Dio, la loro origine, la loro missione, la loro strada.
Il loro compito era mantenere accesa, almeno in una minoranza dell'umanità imbarbarita, la fiaccola - una piccola fiaccola - che illuminasse l'uomo.
E’ la voce dei profeti quella che ha sempre caratterizzato la storia giudaico-cristiana.
Una voce che si propagava e si ripeteva come un’eco da cima a valle, di vetta in vetta, per poi essere raccolta e rilanciata amplificata dal Profeta per eccellenza, Gesù Cristo, Verbo Incarnato.
Voce quest’ultima ripresa e rilanciata ancora da altri profeti successivi, anche moderni, perché nessuno potrà mai impedire a Dio di continuare a parlare agli uomini attraverso i suoi profeti.
Giovanni fu uno dei profeti successivi a Gesù Cristo, il primo e più ‘autorevole’ della serie, insieme a San Paolo.
Si dice che la Rivelazione divina, la Verità, è stata data da Gesù Cristo perfetta e completa.
Questo è vero, ma nelle ‘rivelazioni’ profetiche di cui parliamo, successive a Gesù Cristo, non si tratta di annunciare nuove Verità quanto invece di chiarire e ripetere quelle già date, perché l’uomo continua a non voler capire ed a dimenticare.
Dopo i Profeti dell’Antico Testamento, ecco dunque Giovanni, che come Aquila si libra alto nel cielo sopra tutti gli altri evangelisti.
Egli – per quanto attiene all’escatologia – chiarisce e conferma nell’Apocalisse quanto già detto da Gesù nei Vangeli (Mt 24) con riferimento ai ‘tempi ultimi’.
Giovanni, il puro per eccellenza, è anche l’autore di un Vangelo il cui Prologo appare - più che ispirato – come ‘dettato’ direttamente da Dio.
Egli era il discepolo prediletto, il più giovane e puro degli apostoli, e aveva il privilegio - unico - di poter abbandonare il capo sulla spalla di Gesù sedendogli accanto.
A Giovanni, l’apostolo dell’Amore, è stata dunque affidata da Gesù-Verbo la più importante e completa profezia escatologica sulla storia dell’Umanità.
Il Verbo-Gesù – fin dall’inizio dell’avventura cristiana, intorno all’anno cento dopo Cristo – volle farci sapere, attraverso le visioni di Giovanni ormai vegliardo, quale sarebbe stato il futuro dell’Umanità in funzione di quello che sarebbe stato il suo libero comportamento in rapporto ai precetti divini.
Salvo i casi eccezionali di intervento ‘diretto’ dall’Alto - come nel caso delle celebri profezie date dalla Madonna apparsa nel 1917 a Fatima ai tre pastorelli, comprovate dal miracolo del sole rotante al quale assistettero circa settantamila persone terrorizzate – Dio continua dunque a parlare anche oggi agli uomini attraverso i suoi profeti per chiarire, quando giunge il momento opportuno, profezie oscure e ‘sigillate’ che erano state affidate in precedenza ad altri profeti.
Se ad esempio le profezie di vari Profeti dell’Antico Testamento parlavano genericamente agli ebrei di un futuro Messia senza però precisare l’epoca in cui questi sarebbe apparso, Dio si è poi servito del Profeta Daniele (Dn 9, 24-27) – con la famosa profezia escatologica nota come quella delle ‘settanta settimane’ (di anni) – per indicare con circa cinquecento anni di anticipo i tempi precisi di futuro avveramento della venuta messianica, i tempi di Gesù appunto, affinché il popolo discendente dai Patriarchi non perdesse la speranza e soprattutto si preparasse adeguatamente alla sua venuta.
Se il popolo di Israele non lo seppe riconoscere quando il Dio-Verbo si incarnò nell’Uomo-Gesù, ciò fu dovuto alla successiva caduta spirituale del popolo ebraico e della classe sacerdotale in particolare, la cui durezza di cuore ne velò lo spirito, accecandolo e rendendo impossibile cogliere i segni dei tempi e riconoscere in Gesù il Messia vaticinato.
Dio però li aveva avvisati…, e così è anche nell’Apocalisse, dove Dio ci avvisa ma siamo poi noi che dobbiamo adeguarci nei comportamenti e saper anche cogliere i ‘segni dei tempi’.
Forse il lettore poco ‘introdotto’ non sa che da qualche decennio è fiorito in tutto il mondo ed in particolare fra i ‘laici’ uno ‘spirito di profezia’. Come mai?
La Chiesa ‘gerarchica’ e ‘docente’ attraversa notoriamente una crisi di vocazioni e di allontanamento dalla fede, come vedremo meglio in seguito.
Paolo VI già aveva esclamato – dopo il concilio Vaticano II – che, contro ogni aspettativa, pareva che il ‘fumo di Satana’ fosse entrato nella Chiesa.
L’autorità del Pontefice viene sempre di più messa in discussione. Si assiste in parte del Clero ad un generale adattamento ai ‘valori del mondo’. Non mancano gli scandali e la stessa autenticità della Genesi sulla Creazione dell’uomo da parte di Dio viene sovente messa in dubbio da teologi ‘moderni’ se non ‘modernisti’.
La fede dei ‘grandi’ della Chiesa sembra in qualche caso vacillare mettendo a rischio la fede dei piccoli.
Le vocazioni profetiche all’interno della Chiesa docente vengono non di rado soffocate dal razionalismo ormai imperante.
Persino Papa Roncalli, cioè Giovanni XXIII, aveva messo in dubbio – nonostante il miracolo del sole - le rivelazioni ‘profetiche’ dei tre pastorelli di Fatima.
Come ha scritto lo scrittore-giornalista Antonio Socci (‘Il quarto segreto di Fatima’ – pag. 207 - Rizzoli, nov. 2006), egli ‘inaugurò solennemente il Concilio Vaticano II, nell’ottobre 1962, con un discorso rimasto celebre per le sue infelici ironie sui bambini di Fatima: «A Noi sembra di dover dissentire da codesti profeti di sventura, che annunciano eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine del mondo».
Ben diverso atteggiamento ebbe quaranta anni dopo un altro Papa, Giovanni Paolo II, quello del ‘Totus tuus, Maria’ e delle invocazioni corali – alla sua morte - del ‘Santo subito’, devoto alla Madonna di Fatima, che ha voluto invece celebrare nel 2000 con una cerimonia di estrema solennità in mondovisione la beatificazione di codesti ‘infausti profetelli’.
Quale potrebbe allora essere l’opinione dei razionalisti ecclesiastici odierni se essi avessero il coraggio di pronunciarsi apertamente sugli ‘eventi infausti’ preconizzati nell’Apocalisse?
Ecco che allora Dio corre ai ripari e suscita ‘voci’ esterne alla Chiesa gerarchica, voci ‘laiche’, voci di ‘piccoli’, i quali a loro volta profetizzano, ricordano, ammoniscono, e parlano, parlano soprattutto dell’Apocalisse.
E’ come un tam-tam lontano che si avvicina sempre più, o meglio come un lontano brontolìo di tuono che si fa sempre più prossimo e minaccioso come a farci capire che il temporale ormai incombe e che è ora di correre al riparo.
L’errore è sempre possibile perché se Dio ispira i veri profeti, Satana riesce talvolta a deviarli quando addirittura, facendo leva sulle loro debolezze, non li trasforma addirittura in ‘propri’ profeti.
Le ‘voci’ però si susseguono, si rincorrono come echi, possono diversificarsi nei particolari ma sembrano avere tutte una stessa nota di fondo: ci stiamo avvicinando, nella storia, agli avvenimenti importanti profetizzati 2000 anni fa nell’Apocalisse.
La cosa però più straordinaria è che questa attesa escatologica non riguarda solo il mondo cattolico, ma anche quello di altri popoli di diversa religione dove è viva l’attesa di eventi ormai prossimi destinati a cambiare il corso della storia in senso drammatico ma anche positivo per il futuro.
E’ come se Dio – che è Padre di tutti gli uomini – volesse che tutti i suoi ‘figli’, non importa se appartenenti anche a religioni ‘non giuste’ o non ‘del tutto giuste’, siano in qualche modo avvertiti affinché sappiano come regolarsi.
Fra i tanti ‘portavoce’ moderni di ambiente cattolico ve ne è uno che ha avuto delle rivelazioni di importanza straordinaria anche su taluni dei passaggi più oscuri concernenti l’Apocalisse.
Maria Valtorta – come successo a tanti santi, non ultimo Padre Pio, di cui molti conoscono le vicissitudini, persecuzioni e sofferenze morali ad opera di taluni personaggi della stessa gerarchia ecclesiastica – ebbe anche lei incomprensioni da parte di persone che per mentalità o partito preso, molte volte senza conoscere neppure le sue Opere, la contrastarono giungendo al punto di far mettere quasi mezzo secolo fa all’Indice la sua Opera principale, con la descrizione della vita evangelica di Gesù, non volendo ammettere la sua ispirazione divina. (‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ (Ex ‘Il Poema dell’Uomo Dio’), in dieci volumi – Centro Editoriale Valtortiano).
Taluni di essi – di fronte agli innegabili contenuti eccezionali della sua opera – preferirono pensare si dovesse trattare piuttosto dell’opera di un genio o, tutt’al più, di opere ‘parapsicologiche’, di fronte alle quali – come noto – non si riescono a trovare spiegazioni scientifiche.
L’Indice è stato ormai abolito da molti anni, e – dopo decenni – la Chiesa ha anche autorizzato la lettura dell’Opera purché l’Editore non scrivesse che essa era stata ispirata da Dio (Emilio Pisani: ‘CONDANNATA MA APPROVATA’ (L’Opera di Maria Valtorta e la Chiesa), Centro Ed. Valtortiano, 2006), ma la miglior risposta sull’origine ispirata dell’Opera – oltre a quella entusiasta di numerosi e altolocati rappresentanti della Chiesa – la diede Papa Pio XII.
Conosciamo tutti la proverbiale prudenza della Chiesa nel riconoscere ufficialmente visioni, apparizioni e in genere fenomeni carismatici soprannaturali.
Quando i Padri Serviti - che assistevano giornalmente l’inferma e paralitica Maria Valtorta raccogliendone gli scritti - andarono da lui in udienza privata il 26 febbraio 1948 per perorare l’autorizzazione alla pubblicazione dell’Opera della grande mistica, il Papa – che aveva già preso conoscenza dell’Opera – diede questo consiglio lapidario: ‘Pubblicatela così come è’. (Emilio Pisani: ‘Pro e contro Maria Valtorta’ – pagg. 11 e 12 – Centro Ed. Valtortiano, 2002)
E quando gli venne anche sottoposto il testo di una Prefazione dove si parlava esplicitamente di un fenomeno soprannaturale, egli disapprovò ed aggiunse: ‘Chi legge quest’Opera capirà…!’.
Non era certo un parere del Magistero, ma il suo era certamente un parere molto autorevole.
Ho speso tredici anni della mia vita nello studio approfondito dell’Opera di questa grande mistica, che ha prodotto numerose conversioni.
Sono infatti fra coloro che – come Pio XII – credono all’origine soprannaturale delle sue visioni e rivelazioni. Chiunque si accingesse a studiare l’Opera – peraltro di agevole ed interessantissima lettura – se ne potrebbe del resto accorgere facilmente dalla sostanza spirituale e dalla elevatezza soprannaturale degli scritti.
Questo mio’ Bignami’ dell’Apocalisse terrà allora conto – specialmente con riferimento ai passi più oscuri e di difficile interpretazione - di quanto, dopo averlo per anni e anni metabolizzato, ho fatto mio dei contenuti dell’Opera di questa mistica.
In questo percorso dentro i meandri ed i misteri dell’Apocalisse seguirò comunque il seguente ordine logico:
1) Illustrazione sintetica della struttura e dei contenuti dell’Apocalisse
2) Collocazione dei suoi eventi principali nella Storia con particolare riferimento a quella moderna e contemporanea
3) Interpretazione delle simbologie anche alla luce degli avvenimenti politici del Novecento e delle più recenti rivelazioni
    profetiche
4) Proiezione nel futuro con riferimento al tempo dell’Anticristo… prossimo venturo, al suo breve regno di terrore sulla
    terra ed alla sua sconfitta

GUIDO LANDOLINA

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