sabato 6 ottobre 2012

Cina, maxi sciopero alla Foxconn azienda smentisce fermo iPhone 5

Migliaia di lavoratori a cui era stato chiesto di lavorare durante una settimana di festa hanno incrociato le braccia, a causa dei controlli di qualità sempre più stringenti. Secondo alcune fonti la produzione dell'ultima versione del melafonino è stata bloccata. Ma la direzione nega

NESSUNO sciopero alla Foxconn di Zhengzhou, la fabbrica cinese dove si produce l'ultimo nato di Apple, l'iPhone5. L'azienda ha oggi seccamente smentito la notizia di una "paralisi" della fabbrica, riferita dal Clw, il China Labor Watch, in un comunicato diffuso ieri a New York. Si trattava, ha spiegato Foxconn, soltanto di due controversie che hanno interessato un piccolo gruppo di dipendenti addetti a una linea di produzione e al controllo di qualità, che hanno avuto luogo l'1 e 2 ottobre scorsi. Ma sono stati, sostiene il gruppo industriale, "episodi isolati" in breve risolti. "Tutte le notizie secondo cui c'è stato uno sciopero dei dipendenti - ha scritto Foxconn - sono inesatte e non ha avuto luogo alcun fermo dello stabilimento di Zhengzhou nè di qualsiasi altro impianto Foxconn, mentre la produzione è proseguita secondo la programmazione".

Il mese scorso una maxi-rissa in una fabbrica Foxconn nella Cina settentrionale, a Taiyuan, registrò il ferimento di 40 operai. Foxconn Technology Group fa capo alla Taiwan Hon Hai Precision Industry, principale assemblatore di componentistica Apple (ma lavora anche per Sony, Intel, Nokia e altri colossi).

Secondo il China Labor Watch, ieri i dipendenti avrebbero incrociato le braccia nella fabbrica di Zhengzhou per protestare contro la richiesta di lavoro festivo avanzata dalla direzione proprio durante la cosiddetta "Golden week" cinese. Tra 3 e 4 mila lavoratori avrebbero aderito all'agitazione.

Foxconn impiega in Cina qualcosa come oltre un milione e 100 mila unità, la maggior parte concentrate nel complesso cantonese di Shenzhen. Le condizioni di lavoro nell'azienda sono state oggetto di pesanti polemiche e critiche, dopo una lunga serie di suicidi avvenuti nel 2010, quando furono almeno 13 i dipendenti che si tolsero la vita.

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